Granzotto contro Bush, Cappato e Dupuis

Il sole riluceva stanco sulle acque indifferenti di quell'isola meravigliosa, mandando, ormai, morente, gli ultimi bagliori a riflettersi languidi sulla vellutata superficie del mare, appena increspato da una brezza leggera che scompigliava i capelli di Cappato.

Roberto Cappato, seduto ai comandi del suo yacht personale, era un uomo alto, robusto, prestante, con lunghi capelli neri fluenti che gli contornavano i gelidi occhi azzurri, di ghiaccio, che incutevano timore in chiunque lo avesse incontrato per la prima volta, o anche la seconda. Il naso regolare era seguito dalla bocca, con un'espressione eternamente disgustata e le labbra secche, screpolate dalla salsedine e dal vento. Sembrava una bocca fatta apposta per impartire ordini, cosa che infatti Cappato faceva con con estrema disinvoltura. Era egli il risultato di uno strano miscuglio di razze: il padre orientale, la madre africana, l'amico della madre italiano, e assommava in se tutte le migliori caratteristiche delle tre razze.

Cappato, il perfido Cappato, si stava godendo una immeritata vacanza, finalmente un periodo di riposo che dopo la sanguinosa soluzione del clamoroso caso che nelle ultime settimane lo aveva duramente impegnato in una lotta senza esclusione di colpi con il suo nemico numero uno: il micidiale agente segreto Roberto Granzotto.
Nel suo negozio di autoradio, una attività che gli serviva da copertura, il cattivissimo Roberto Polezel, oscuro figuro di origine tedesca e al soldo di una non meglio precisata potenza straniera, era in preda ad una crisi di agitazione. Tremava tutto e sudava da ogni poro.

- Basta, non ce la faccio più! -
biascicava senza riuscire a ragionare in modo chiaro
- Ma chi cazzo me lo ha mandato questo?!? -

Indeciso tra il suicidio e l'arruolamento nei pompieri, Polezel era ancora sconvolto per la visita dell'agente segreto Roberto Granzotto, che gli aveva messo sottosopra il negozio con la sua monomaniacale affezione schizoide: ogni pulsante delle autoradio era stato brutalmente violentato e, come se non bastasse, si era poi sfogato su LED e resistenze, smontandole e masticandole a lungo, minuziosamente.

Si comportava sempre così, Granzotto, quindi non era difficile capire lo stato di agitazione di Polezel.

Ovunque andasse Roberto Granzotto portava con se dolore e spavento, ed in quel preciso momento se ne stava tornando a casa rimuginando sulle istruzioni che gli aveva dato Polezel. Avrebbe dovuto recuperare i microfilm che l'avvenente Roberta Spolaor-Bernardini gli aveva rubato il giorno prima con un subdolo adescamento.

- A quest'ora la Spolaor-Bernardini e i microfilm saranno già in mano di Cappato -
gli aveva spiegato il capo
- partirai subito per Malta, ho già prenotato due posti sul volo delle 15.15 via Roma e Catania. Fai attenzione Granzotto -
lo aveva messo in guardia
- Cappato è molto pericoloso -

- Niente paura, il pericolo è il mio mestiere -
gli aveva risposto per nulla intimorito intanto che annodava un'antenna

Non c'era nulla da fare, Roberto Granzotto era fatto così. Incurante del pericolo si lanciava a capofitto nelle avventure più terrificanti, nei casi più difficili, risolvendoli tutti, o quasi, e sempre brillantemente, o quasi. Era un vero uomo, per quanto lo lasciasse trasparire il suo aspetto fisico, che non avrebbe rivelato a nessuno quale animo si celasse sotto l'occhio bovino e la flaccida pancetta. Chi avrebbe potuto immaginare quale prodigiosa e più unica che rara intelligenza si annidasse sotto la ripugnante massa informe di capelli unti? Chi avrebbe potuto supporre quale vera natura fosse coperta dall'abominevole strato di brufoli che invadeva il suo viso tumefatto con un naso rosso e sproporzionato e la bocca perennemente imbrattata di marmellata? Chi infine avrebbe potuto sospettare della sua forza sovraumana, abilmente contraffatta dalla squallida evidenza di un corpo goffo e tozzo, e dalle mani deformi schifosamente appicicaticcie?

Eppure Roberto Granzotto era veramente tutto questo, e tutto questo lo rendeva un uomo straordinario, terribile e temibile.
- Dove sei stato tutto il giorno? -

Roberto Granzotto era appena rientrato a casa e il fedele Roberto Boselli, leader dell'influente comunità gay di Santa Lucia di Piave, era venuto ad aprirgli

- Sono stufo di te, dello stato di apprensione in cui mi fai vivere! -
Era proprio una scenata, e questa volta Boselli non sembrava disposto ad arrendersi e sottomettersi alle prime carezze di Granzotto
- Ti ripeto che sono stufo, il pericolo è il tuo mestiere, ma non per questo la paura deve diventare il mio! -
Boselli si fece improvvisamente più calmo e sussurrò all'amante
- Ti prego Roberto, fuggiamo da questa diabolica campagna e andiamo a vivere in città, in quel tuo bel appartamentino a Quartoggiaro. Pensa, noi due soli, la domenica potremmo andare a messa e poi al cinema, poi in discoteca e infine rientrare a casa mano nella mano per farci la doccia insieme, che ti piace tanto... -

Granzotto si accese con fare disinvolto una sigaretta di Boselli e si ricordò solo dopo tre profonde inalazioni del fatto che non aveva mai fumato. Lo prese una violenta crisi di tosse, la sigaretta cadde sul divano che immediatamente prese fuoco e si ridusse in un ammasso di plastica fusa e tiranti contorti. Era il terzo divano che Granzotto fondeva in una settimana.

- Ti prego, andiamocene da questa maledetta campagna che ci fagocita ogni giorno con la sua sporcizia e il suo smog. Ti prego, farò tutto ciò che vuoi, sarò il tuo schiavo se lo desideri -
continuava insistentemente Boselli, incurante dell'avvenuto, ma questa volta Granzotto fu assolutamente irremovibile ed intransigente:
- Niente da fare, in città andremo un'altra volta, oggi partiamo per Malta e non si discute -

Boselli non fu capace di dire più niente, e cercando invano di trattenere le lacrime corse nella sua cameretta a preparare le valigie per Malta. Ormai era succube di Granzotto, irreversibilmente plagiato dalla sua travolgente personalità. Nel poco tempo che le valigie furono pronte, Granzotto aveva ingorgato il cesso, bruciato due poltrone e disintegrato televisore e frigorifero: una vera forza della natura.

***

- Vendete la IBM e comprate J.R. Bush e sua cognata Pamela... Ma che diavolo succede? -
Roberto Cappato era ancora in comunicazione con Dallas quando la tremenda esplosione turbò la pace dei cieli mediterranei. L'inconfondibile sagoma di un aereo di linea si distingueva ancora bene nel cielo insieme alla scia di fumo che ne usciva abbondante dalla coda. Il velivolo scomparve presto all'orizzonte, continuando a perdere sensibilmente quota in direzione dell'aeroporto. Cappato tornò al posto di comando con una imperscrutabile espressione dipinta sul volto e si sintonizzò su Radio radicale per informarsi sull'accaduto.

***

Tutti gli impiegati dello scalo maltese osservavano increduli la scena che si presentava sulla pista: dai rottami fumanti dell'aereo, facendosi strada tra due ali di pompieri esterefatti, usciva Roberto Granzotto con il fedele Boselli, unici superstiti della tremenda esplosione originatasi a causa di un sigaro che Granzotto aveva inavvertitamente spento nella maschera per l'ossigeno che aveva scambiato per un portacenere.

***

L'impegnativa mattinata di Roberto Granzotto cominciò quando già da molte ore il cocente sole mediterraneo scaldava la camera d'albergo.

- Dormivi come un angioletto e non volevo disturbarti, caro -
fu la giustificazione che Boselli trovò per placare la prevedibile ira di Granzotto

- Tanto non avevo niente da fare -
fu l'ironicamente conciliante risposta dell'imprevedibile Granzotto, ormai concentrato sui suoi impegni pomeridiani. Nel pomeriggio infatti il dinamico eroe schiacciò un pisolino, e verso le cinque decise di uscire per contattare il suo informatore.

- Giurami che tornerai, giuramelo! Guarda che stasera faccio i pisellini in umido e se fai tardi invito qui il primo che passa, hai capito? Guarda che se non torni ti tradisco, eh?

Ma Granzotto era già nell'ascensore, apprestandosi a compiere la pericolosa missione, la prima a La Valletta. Destinazione: gli ultimi docks del molo 58.

***

- Hai portato l'apelo Herman-Frodit? -
Fu la prima cosa che l'eccentrico Robert Dupuis domandò a Granzotto subito dopo essere sceso da cavallo, trascurando di salutare il vecchio amico.

- Quale appello? -
Girò la domanda Granzotto con un'espressione stupita

- L'apelo del profesor Robert Herman-Frodit, naturalment! -

- Oh no! Me ne sono dimenticato -

- Merd! Lo sapevo -

- E tu hai scritto la relazione? -

- Che relasione? -

- La relazione sui movimenti di Cappato! -

- Merd! Me ne sono dimenticato -

- E io adesso come faccio? -

- Perché non vai in scerca di indisi? -

- Hai ragione! Ciao -

Roberto Granzotto era ben contento di avere trovato qualcosa da fare, andare in cerca di indizi. Infatti era preoccupato all'idea di dover affrontare il direttore dell'albergo dopo avere lasciato l'ascensore in condizioni inenarrabili.

***

Roberto Boselli era tanto stufo di attendere quanto stufati erano i suoi pisellini in umido, e decise di mettere in atto il suo terribile proposito di tradimento col primo venuto. Bussò alla porta un virile e villoso cameriere.

- Come ti chiami bellone? -

- Dupuis, signore, Roberto Dupuis -

- Vieni qui. Ti piacciono i pisellini in umido? -

- Ma veramente io... -

- Non importa, li prenderai uno per volta -

Ciò detto Boselli assalì il virile e villoso cameriere. Nonostante questi opponesse resistenza, presto cedette alle abili arti di seduzione del diavoletto, che dall'accento aveva subito intuito come il virile e villoso fosse di origine belga.
Roberto Granzotto era così assorto nelle sue meditazioni sugli indizi che non si avvide della spaventosa bovassa di un cavallo parcheggiato in sosta vietata fuori dall'albergo. Ci affondò fin quasi al collo e dovette rientrare da un finestra laterale sul corridoio del primo piano per non farsi scorgere dal direttore in quello stato. Prese una lunga rincorsa e spiccò un balzo con eccezionale agilità, perfino eccessiva: prese male le misure e sfondò la finestra del quinto piano. Dopo alcuni altri tentativi falliti e altrettanti guadagni per il vetraio, Granzotto centrò finalmente l'obiettivo ma, nella foga di entrare in camera prima che qualcuno sentisse dei rumori sospetti, gli rimase la maniglia in mano. Aveva già preso la rincorsa per sfondare la porta quando Boselli la aprì e vide Granzotto rovinare in camera passando da parte a parte una libreria di cristallo. Roberto Granzotto, la furia psicopatogena terrore dei bravi albergatori, aveva colpito ancora.

- Inutile che t'incazzi, dovevi pensarci prima! Ebbene sì, ti ho tradito, ti ho tradito con il primo venuto, ma ti avevo avvertito! -

- Che cosa stai dicendo!?! -

Sibilò Granzotto con voce roca e la faccia cupa, ancora frastornato per i colpi in testa

- Sì, l'ho fatto per darti una lezione. Lui se n'è appena andato, e ti dico anche come il suo nome. Si chiama Roberto... -

- Non voglio sapere come cazzo si chiama, dannazione! -

- Oh, Roberto, come sei bello quando ti arrabbi. Ti amo ancora tanto... -

Boselli fu interrotto dal telefono

- Pronto! -

rispose Granzotto

- Testa di cazzo di un Granzotto!! Sono Polezel. Cappato ha lasciato oggi Malta per la Giamaica. Partirai domattina per Kingston, sulle sue tracce. Ti ho prenotato un posto sul volo non-stop delle 11.59 via Amsterdam, Pechino e Budapest. Questa volta non ammetto errori. Devi catturare Cappato e recuperare i microfilm. Fine del messaggio -

L'agente segreto Roberto Granzotto si coricò con una pastiglia per dormire e una per stare sveglio: quando si fa l'agente segreto non si sa mai.

I lunghi capelli nerissimi scendevano a definire un viso perfetto. Gli occhi verdi leggermente a mandorla sembrava parlassero, sembravano dire prendimi e fai di me ciò che vuoi. Il poveretto che fosse entrato nel campo magnetico di quegli occhi non sarebbe stato capace di staccarsene e si sarebbe perso il resto. La bocca sensuale, contornata da un voglioso rossetto produceva l'effetto di un laudano d'oppio. Ma se gli occhi e la bocca avevano come effetto stati confusionali, l'esame delle altre parti producevano estasi semicomatose. In questo stato si trovavano i passeggeri del volo Malta-Kingston delle 11.59, dinanzi all'evidenza di un fenomeno della natura che non avevano mai avuto occasione di ammirare.

I seni sodi e opulenti davano l'impressione di esplodere da un momento all'altro segnando la definitiva sconfitta del body che non riusciva a contenerli, migliori concorrenti nella gara per attirare gli sguardi dei viaggiatori al meraviglioso sedere a violoncello che nella ciclica ed infinita rotodità della sua pienezza ipnotizzava quanti fossero miracolosamente riusciti a sfuggire il semicoma di cui sopra. Detto sedere troneggiava unico, assoluto ed inimitabile in cima ad un paio di gambe tali che c'era da meravigliarsi che fossero addirittura due, nella loro incommensuurabilmente incommensurabile incommensurabilità, esaltate dai tacchi a spillo e da uno spacco appositamente studiato dalla compagnia aerea, che sapeva di avere in quell'assistente di volo il miglior vantaggio sulla concorrenza.

La ragazza aveva provocato nel glorioso Granzotto, agente segreto destinazione Giamaica, effetti simili a quelli di solito provocati da dirottamenti e incidenti di varia natura durante il volo.

- Che cos'è? -

La domanda, formulata con una voce che sembrava provenire direttamente dal ventre della ragazza, fece diventare Granzotto prima rosso, poi paonazzo, porpureo, avvampato, violaceo, fluorescente, cianotico, fino a riprendere il suo abominevole usuale aspetto biancastro quando capì che la dea non si rivolgeva a lui, bensì all'uomo seduto al suo fianco, che per nulla impressionato e mantenendo un eccezionale controllo di se cantilenò:

- E' un Capezzone-2003 versione .2, dotato di un accoppiatore autistico per gestire la mia rete intranet, bambola -

- Oh, è molto interessante, lei dev'essere uno che se ne intende -

- Sicuro, pupa, io me ne intendo di tutto. Ho sette lauree, parlo otto lingue, viaggio avventurosamente con nove passaporti, e di tanto in tanto faccio anche l'agente segreto -

- Anch'io! Anch'io!! -

Saltò su Granzotto

- Come? -

- Anch'io faccio l'agente segreto, ha! -

- Scusi ma lei che cazzo vuole? -

- Niente, niente. Dicevo così per dire -

- E allora se ne stia zitto e mi lasci estasiare in pace la signorina. Tu baby vai a prendere due martini dry per noi due e delle caramelle per l'agente segreto qui di fianco -

- Volo! -

Se Roberto Cappato, abilmente camuffato, avesse immaginato di essere seduto a fianco di Roberto Granzotto, abilmente camuffato, si sarebbe certamente gettato col suo paracadute tascabile, maledicendosi per avere perso il volo del giorno prima, della qual cosa adesso si andava invece compiacendo perché gli aveva dato l'opportunità di trascorrere la notte con la super-avvenente hostess. Per sua fortuna neanche Granzotto conosceva la vera identità del passeggero al suo fianco. L'aereo atterrò a Kingston senza incidenti, a parte quello che riguardò l'equipaggio: pilota e copilota furono colpiti da un violento mal di pancia dopo aver sentito una battuta umoristica di Granzotto, e dovettero essere sostituiti ai comandi da Cappato, che possedeva anche quindici patenti e sedici brevetti.
Ore 05.03. Roberto Granzotto viene svegliato nella sua camera d'albergo a Kingston dalla tremenda deflagrazione dello spaventoso ordigno ad orologeria che lui stesso aveva collocato la sera prima sul comodino per essere certo di destarsi il mattino successivo. Infatti gli agenti segreti della sua classe vanno a letto tardi e si svegliano presto (inutile dire che non puliscono il WC), perché sono uomini d'azione. L'esplosione suscita l'intervento della guardia nazionale e si avvicina alla costa anche la squadra navale della portaerei Nimitz, che però se ne va quando l'ammiraglio apprende che si tratta semplicemente di Roberto Granzotto, l'investigatore noto per passare inosservato

Ore 06.31. L'incidente diplomatico è risolto. Le autorità dell'isola danno a Granzotto un ultimatum di 24 ore di tempo per lasciare la zona compresa nel raggio di duemila miglia da Kingston.

Ore 10.57. Il dinamico uomo d'azione viene risvegliato dall'insistente bussare alla porta di un fattorino dell'albergo che gli consegna un grosso pacco, molto pesante.

Ore 12.00. Mentre le campane di Kingston suona a festa musica reggae per richiamare i fedeli alle pittoresche funzioni religiose, Granzotto riesce finalmente ad aprire il fatidico pacco e ne scopre il contenuto pensando

- Ma tu guarda che pacchi mi tirano -

Orrendamente mutilato insieme agli arti del corpo tormentato, il cranio di Roberto Boselli spicca nel sangue raggrumato rosso scuro e alla materia cerebrale putrefatta, di un giallognolo ripugnante.

- Vendetta, tremenda vendetta -
vorrebbe gridare Roberto Granzotto, ma il suo grido di dolore è soffocato nella gola. Infatti, a causa dell'obbrobrioso spettacolo, l'intrepido eroe non si sente bene, e gli viene da vomitare.
- Non mi sento bene... Mi viene da vomitare -

In effetti quello che sembrava un conato di vomito si rivela presto un portentoso rutto che, per la seconda volta in quel giorno infausto, sconvolge il naturale equilibrio della tranquilla isola. La terra trema, i lampadari si frantumano e la flotta navale della portaerei Nimitz, che non aveva fatto in tempo ad allontanarsi abbastanza dal Granzotto, viene travolta e affondata dalla gigantesca onda generatasi con lo spostamento d'aria nello stomaco di Granzotto. Anch'egli risente dell'onda d'urto provocata dalla sua eruzione stomacale, e nel giro di pochi secondi, al primo grande, poderoso e nauseabondo sconvolgimento ne segue un altro, questa volta nella forma del più formidabile peto che narratori del mio alto livello abbiano mai avuto occasione di non riuscire a descrivere.

La portaerei Enterprise, prontamente paracadutata sul posto per supplire all'affondamento della Nimitz, non ebbe neppure il tempo di toccare acqua e si disintegrò a mezz'aria nella rabbia di doversi dichiarare sconfitta da una scoreggia. Le conseguenze sulla popolazione furono inenarrabili, tranne che dalla Itar-Tass che colse la palla al balzo per parlare di "scandaloso utilizzo di armi chimiche e batteriologiche da parte dell'imperialismo americano contro i suoi stessi alleati".

Ore 15.07. Ancora leggermente stordito dalla sua stessa fusione ano-nucleare e dopo avere ripreso le forze nutrendosi con cinque abbondanti porzioni di fagioli in salsa piccante, Roberto Granzotto lasciò ciò che restava del roof-garden dell'albergo per accingersi ad andare in cerca di indizi tra gli inferociti autoctoni giamaicani. Nell'ignaro ascensore Granzotto si imbattè in Roberto Perduca e le delegazioni di due Paesi stranieri in conflitto tra loro. I rappresentanti diplomatici di San Marino e Djibuti si riuniscono qui per trovare finalmente una soluzione alla spinosa questione che da anni tormenta le due potenze: il Djibuti si impegna formalmente a non fornire più armi al principato di Monaco, che da sempre minaccia l'invasione di San Marino, e dal canto loro i sammarinesi promettono di togliere dalla circolazione i francobolli riproducenti una poco edificante effige della presidentessa del Djibuti, signora Ze-Zon-Brut-Nun-Zo-Keffà, più nota col nome occidentale di Roberta Formigoni.

Ore 15.21. Non sono trascorsi che pochi secondi da quando Granzotto ha preso l'ascensore che questo si blocca suscitando il disappunto e la costernazione generali. Ore 16.16. Sette persone sono imprigionate nell'ascensore da ben 55 minuti. Tra di loro c'è Roberto Granzotto, che comincia a risentire degli effetti che i fagioli traditori provocano sul suo delicato metabolismo intestinale.

Ore 16.23. Roberto Granzotto è un uomo dotato di un eccezionale controllo della situazione in quasi tutte le evenienze, un discreto controllo di se stesso, ed infine un pessimo del proprio sfintere. La prima micidiale emissione di Granzotto avviene molto silenziosamente ed il nostro uomo è fiducioso ed ottimista poiché, nonostante gli altri occupanti boccheggino, nessuno da segno di sospettare di lui.

Ore 16.24. La seconda, quasi letale, fetida esalazione viene propinata agli sfortunati compagni di avventura sotto forma di un singolare rumore insieme prolungato e discontinuo. Il colon di Granzotto è ormai tradito ed gli sventurati, presi dal panico, lo assalgono inferociti con il solo risultato che la rissa incrementa vertiginosamente la pressione intestinale sul Granzotto, causando una serie di peti putidi e graveolenti.

Ore 16.59. Con l'ausilio delle maschere antigas i vigili del fuoco estraggono esanimi le vittime del retto di Roberto Granzotto. L'avvenimento viene ripreso in diretta dalla televisione giamaicana, e presto l'opinione pubblica giamaicana si mobilita scendendo in strada ed inseguendo Granzotto lungo le miglia che separano la capitale dal suo aeroporto.

Appena giunto nell'aerostazione, dopo essersi impegnato con Cappato a rifondergli i danni arrecati al di questi elaboratore Capezzone tascabile, Granzotto telefonò alla centrale per avere istruzioni sul da farsi. Gli rispose Roberta Callegari, la scienziata dell'agenzia di spionaggio.
- Pronto, sono Granzotto -
- Eh? -
- Sono Granzotto -
- Chi? -
- Ho detto che sono Granzotto. Scusi, ma ha una banana nell'orecchio? -
- Come? -
- Sono Granzotto. Ha una carota nell'orecchio? -
- Non ho capito! Può ripetere? Ho un bastoncino di pesce nell'orecchio -
Il resto della telefonata si può immaginare. Granzotto dovette spendere 500 dollari in gettoni per concludere qualcosa, ma il risultato fu soddisfacente e Roberto Granzotto andò in albergo a riposarsi bene, perché l'indomani avrebbe dovuto mettersi sulle tracce del maligno Roberto Cappato.
Il portellone! Il portellone!! -

Gridava spaventata la fichissima hostess giamaicana agitando le sode tettone. Il portellone del velivolo, lasciato sbadatamente aperto da Roberto Granzotto, fu la causa principale della polmonite atipica che provocò la morte pressoché istantanea di quasi la totalità degli sfortunati passeggeri compagni di viaggio del valoroso intrepido. Dopo questo banale incidente, il volo non ne dovette subire altri fino all'arrivo a Malta. Quivi giunto Roberto Granzotto, costantemente pedinato da 52 caschi blu delle Nazioni unite, si recò al bar del secondo piano per contattare il suo informatore Roberto Dupuis, che non tardò a farsi vedere.

- Caramela? -
approcciò Dupuis

- No, grazie, le caramelle mi fanno venire da vomitare -
rispose Granzotto

- Come al solito non capisci un cazo, Granzoto. Sono io, Dupuis! -

- Ah, sei tu! Non lo avevo capito -

- Ho capito che non avevi capito. Alora, cosa vuoi sapere questa volta? -

- Scusa se non ti ho riconosciuto subito, ma non avevo capito che eri tu -

- Insoma, Granzoto, che cazo vuoi? -

- Ho bisogno di una informazione -

- CHE COSA VUOI SAPERE, TESTA DI CAZO DI UN GRANZOTO ?!?
Insistette Dupuis leggermente adirato

- Voglio saper chi ha ucciso Boselli, il mio fedele compagno di vita che intendo vendicare -

- Va bene, avrai presto mie notisie con l'informasione che desideri. Intanto prepara l'apelo del profesor Herman Frodit -
replicò secco Dupuis, che senza perdere altro tempo risalì a cavallo ed uscì dall'aerostazione.

L'impavido Granzotto non aveva invece altro da fare che attendere l'aereo che lo avrebbe riportato a Boccadistrada per riferire a Polezel gli ultimi sviluppi della situazione.
Si?

- C'è qui un certo Roberto Granzotto che chiede insistentemente di lei, signore. Gli ho detto che è occupato ma è piuttosto impaziente -

- Lo faccia attendere, ora ho da fare -

- Ma signore, ha già dato fuoco a quattro estintori -

- Va bene Roberta, lo faccia passare... Ah Roberta? -

- Sì? -

- Venga senza mutandine questa sera, così facciamo un cosetta veloce se no perdo l'aereo -

- Lascio a casa anche il casco e il frustino? -

- No, piuttosto lasci a casa quel guardone di suo zio Roberto -
disse quel depravato di Roberto Polezel affrettandosi a mettere in salvo gli oggetti di valore prima della trionfale entrata di Granzotto -

- Possibile che tu non riesca ad aprire una porta senza che ti rimanga la maniglia in mano? -

- Si, cioè no, cioè... -

- Lasciamo perdere, riferiscimi le novità -

- Ci sono buone e cattive notizie. Roberto Boselli è morto. Lo hanno orribilmente ridotto in tanti piccoli pezzettini -

- Ok, passiamo alle cattive notizie -
ironizzò il cattivissimo Polezel, ma Granzotto non colse e continuò

- La seconda è che ho saputo da un gaio impiegato dell'aeroporto di Kingston che Roberto Cappato è partito con un aereo diretto a J.R. allo scopo di incontrare un certo Dallas -

- Vabbè, non ho capito un cazzo, ma non importa: partirai subito per J.R., cioè volevo dire per Dallas... Prima però passerai da Roberta Callegari a Genova, che ti insegnerà ad usare il nuovo set da agente segreto e se avrà tempo ti insegnerà anche a parlare senza ridere. Ora devo andare anch'io: hai 27 millisecondi di tempo per alleviare la sofferenza di quella penna stilografica e uscire di qui. Fuori! -

- Più veloce della luce! -
Gridò Granzotto inciampando e andando a fracassare un vaso cinese che Polezel non era riuscito a riporre nell'ultimo cassetto della scrivania.
Il lettore che abbia mai avuto occasione di vedere un tram dopo che ci ha viaggiato Roberto Granzotto riterrebbe senz'altro più che giustificato l'aumento del prezzo del biglietto ATM. Tali aumenti coincidono infatti puntualmente col passaggio del Granzotto nella metropoli meneghina. In cima agli hobby preferiti da Roberto si segnalano lo smontaggio di tram e lo stupro di pianoforti. Salito sul treno per Genova, Roberto Granzotto rubò il posto ad una anziana signora.

- Ma dico! Come si permette! Prendermi il posto in questo modo! Razza di ineducato, non vede che ho una certa età ?! -

- E vabbè, non sarà mica così tanti anni quanti ne dimostra -

- Cooome? -

- Volevo dire... insomma, dai... è impossibile che ne abbia così tanti... cioè, non mi fraintenda, intendevo dire che non sarà mica davvero così vecchia e decrepita... er... non s'incazzi signora, non è il caso di prendersela così solo perché... Senta signora, io posso anche capire, alla sua venerand... Insomma, lei non è più nel fiore dei suoi anni... come dire, di primavere ormai... voglio dire, è comprensibile un certo ricongl... er... ma signora cosa fa?!? No guardi io non sopporto il dolore fisico... non mi costringa ad usare la violenza... No! Con la borsetta no, pietà!! -

***

Arrivato a Genova, Granzotto faticò non poco a trovare l'ufficio decentrato di accessori per agenti segreti dove lavorava, si fa per dire, Roberta Callegari. Giunto a destinazione quest'ultima gli diede in dotazione gli ultimi e più sofisticati congegni che la scienza e la tecnologia avevano messo al servizio della lotta contro gli agenti segreti nemici. All'interno di una valigetta che recava la scritta "Il piccolo agente segreto", Roberto Granzotto trovò: un orologio radio AM/FM, un orologio accendino, un orologio con l'ora di Honolulu, un orologio con tantissimi bottoni, un ombrello bulgaro ad orologeria, una confezione di cinque sigari esplosivi, una dentiera al cianuro, uno spazzolino da denti all'arsenico, una penna laser, un paio di scarpe con tacco alla nitroglicerina e un paio di mutande pulite.
Il viscido corpo di Roberto Polezel era ancora stravaccato sul campo di battaglia, esausto e frustrato per un nuovo, ulteriore fallimento.

- Me lo diceva sempre Roberto Palmanfredi che voi agenti segreti di una potenza straniera siete ambigui, impotenti e repellenti, ma non credevo che lei potesse giungere a tanto -

- Non rompa i coglioni Roberta -

- Ma quali?! -

- Stia zitta e si faccia i cazzi suoi -

- Nonostante non sia dotata di cazzi, non vedo quali altri potrei farmi, considerata la situazione -

- Grrrrrr! -

- Poi non si deve lamentare se la tradisco con Granzotto -

- Per l'ultima volta, stia zitta! E ricordi che lei mi è costata tre bambini d'allevamento ed inoltre è ancora in garanzia e potrei protestare con J.R. -

- No! J.R. no! E' troppo cattivo -

- Allora venga qui che riproviamo. Adesso alzi questa gamba, così -

- Ehi! Non sono mica Heather Parisi! -

- Non importa, il fine giustifica i mezzi. E poi stia zitta! Anzi no, parli. Mi parli di lei e Granzotto, così mi eccito -

Ma anche questo disperato tentativo fallì miseramente e Polezel, all'apice della demoralizzazione, e della conseguente massima depravazione, si decise a fare il grande passo giocando disperatamente l'ultima carta

- Senta Roberta, forse le cose sarebbero più semplici se soltanto... Insomma, se potessi darle del "tu" probabilmente... -

- Ma come si permette!!! Non avrei mai creduto né potuto immaginare che lei arrivasse a queste bassezze -

Ma l'indignata Roberta Piccinini fu interrotta dal violentissimo squillare del telefono, che tremava tutto e fondeva lentamente

- Questo dev'essere J.R. -
s'intimorì Polezel sollevando la cornetta mentre Roberta Piccinini si andava a nascondere dietro un quadro.

- Pronto, sono Polezel -

- E io sono J.R. Bush. Ti volevo ricordate che se stai ancora un po' lì a fare i tuoi giochi cretini perderai l'aereo. Quindi mettiti un dito nel culo e corri subito all'aeroporto -

- Sissignore, immediatamente -
rispose Roberto Polezel eseguendo prontamente la prima metà dell'ordine
- Corro! -

- Ah, dimenticavo... -

- Sì? -

- Quei bambini d'allevamento che mi hai mandato in cambio della Palmanfredi... -

- Piccinini, signore, Piccinini -

- Polezel! Odio essere interrotto e contraddetto -

- Sissignore, scusi signore -

- Quei bambini erano piuttosto insipidi. Vedi di rimediare. Li voglio più grassi e più gustosi -

- Sissignore, provvederò. Scusi, signore, come ha fatto a sapere che ero qui? -

- Io so sempre tutto, idiota -

- Sissignore, scusi signore, ha ragione -

- E togliti quel dito dal culo, imbecille! -

***

- Ehilà, Roberto, come va? -

- Ciao Jeorge Robert, bene grazie! - gli rispose Cappato scendendo la scaletta dell'aereo accompagnato da tre splendide puledrone che fungevano da hostess - Ti trovo bene, Jeorge Robert, anche se dovresti piantarla di farti il bagno nel petrolio. Puzzi un po' e nel tuo status sociale non è molto indicato -

- Eh, ma sai com'è, qui con le donne se non puzzi di petrolio non ti cacano -

- Ah, sicché questo è il segreto del tuo fascino particolare. Comunque stasera ti potrai sfogare: ti lascio queste tre puledrone -

- Oh yeah! - si entusiasmò J.R. mentre erano quasi arrivati al bar - Allora offro io, tanto l'aeroporto è mio. Cosa prendi? -

- Una damigiana di bourbon e la cameriera di colore -

- OK. Ehi schiava, porta all'istante te stessa e una damigiana di bourbon per il signore. Per me che sono astemio solo un hamburger di bambino piccolo ben cotto -

- Vedo che non hai perso le tue sane abitudini alimentari - osservò Cappato compiaciuto e venne al dunque - Dì un po', come va l'organizzazione del convegno? -

- A meraviglia, Roberto. Sarà la più grande riunione anti-Granzotto che si sia mai vista nella storia del crimine -
Quando J.R. Bush parlava del più grande convegno anti-Granzotto mai realizzato nella storia del crimine, ne aveva ben donde. Infatti le personalità più rappresentative del crimine mondiale, a cominciare dal suo altrettanto astemio amico personale Roberto Putin, stavano in quelle ore convergendo su Dallas, Texas, allo scopo di deliberare il debellamento di Roberto Granzotto... Il mattino seguente, cotante personalità si svegliarono e contemporaneamente confluirono nel grande giardino dove era stata preparata la prima colazione.

Il presidente sovietico fu accolto da una poderosa manata sulle spalle da parte di J.R, che si comportava osservando i canoni della più genuina ospitalità texana.

- Bestia che dolore forte! Stia più attento Giaiard! -

- Prego, J.R. -

- Ah, sì, scusi Giaiard, ma io no confidenza con vostra lingua imperialista e capitalista e colonialista e espansionista e infida e traditrice e sconcia e scostumata... -

- Oh, non importa: l'ospite ha sempre ragione. E poi siamo qui per la stessa causa, non è vero caro Putin? -

- Da!! Noi dovere noi trovare noi trucco per sconfiggere malefico Granzotto, nemico di vera democrazia socialista e servo di imperialista e capitalista e espansionista e infido e traditore e sconcio e scostumato mondo occidentale -

- Okay, okay, ho capito! Vuole bere qualcosa, caro Putin? -

- Niet, spasibo! Noi in Russia tutti astemi perché alcol imperialista e capitalista e colonialista e infido... -

- Sì vabbene, Putin, ho capito! Ora se non le dispiace devo anche occuparmi degli altri ospiti -

- Prego Giaiard, io comprendo lei deve parlare anche con imperialisti e capitalisti e espansionisti e infidi e traditori e sconci... -

J.R. lasciò il monotono Putin in direzione del suo suo segretario personale che lo accompagnava, il moldavo Roberto Romanciuc.

- Mi dica un po', Romanciuc, lei che è un alternativo, non le pare che il suo capo sia un po' ripetitivo? -

- Ripetitivo? Oh, da!, ora capire caro Giaiard, ripetitivo essere diabolico congegno che voi americanatri usare in vostra radio per mandare vostri messaggi imperialisti e capitalisti e espansionisti e infidi e traditori e sconci... -

- ... e scostumati -

concluse J.R. spazientito, mentre con le sue gloriose palle texane ancora fumanti si dirigeva verso un altro gruppo di delegati. Roberto Nonsenè Puopiù, rappresentante delle linee aeree maltesi, discuteva concitatamente con i rappresentanti delle altre compagnie danneggiate dalla potenza distruttiva di Granzotto. J.R. oltrepassò il gruppetto, invero piuttosto numeroso, e rientrò in casa mentre atrio e giardino si erano affollati di personalità.

- Allora, brutto porcone schifoso di un Polezel, ci sono novità? -

- Oh, buona giornata, egregio signor Jeorge Robert. No, non ci sono novità. Posso permettermi di chiederle come sta la sua famiglia? -

- No, non puoi -

Rispose secco J.R.

- Mi hai portato i bambini da mangiare? -

- Sissignore, signor Jeorge Robert, li ho testè consegnati al suo signor cuoco -

- Molto bene Polezel. Ricorda che se anche questi non saranno di mio gusto mangerò te personalmente. Inoltre, se non vado errando, e tu sai che non vado mai errando, ieri sera per telefono ti avevo ordinato di toglierti quel dito dal culo -

- Sissignore, signor Jeorge Robert, non si sbaglia -

- E allora? -

- Ehm, ecco, signore, come dire... non viene più fuori, signore -

- Pezzo d'imbecille! Beh, come è entrato deve uscirne. Ora andrai in cucina e ti farai dare un chilo di Guttalax, e voglio proprio vedere se entro stasera non esce -

- Ehm, signore... -

- Cosa c'è ancora? -

- Se si potesse, invece del Guttalax, con la dolce Euchessina... -

- Ho detto Guttalax e non si discute! E ti auguro che quel dito esca di lì entro stasera... -

- Me lo auguro anch'io, signor Jeorge Robert, stanotte ho viaggiato molto scomodamente e inoltre non riesco a... -

- Polezel! Odio essere interrotto! Stavo dicendo che ti auguro che quel dito esca di lì entro stasera altrimenti sarà necessario procedere all'amputazione del dito in questione -

***

Quella notte Roberto Granzotto non riuscì a chiudere occhio, continuando a ripetersi quel nome. Ma anche ora, che il sole si era levato all'orizzonte, non riusciva a pensare, o meglio a tentare di pensare ad altro. Il biglietto trovato da Roberta Callegari nel suo impermeabile mentre lui stava provando quello nuovo anti-atomico, aveva proprio tutta l'aria di un biglietto da visita recante la dicitura: ROBERT DUPUIS - virile e villoso cameriere.

Durante il viaggio, poco prima di atterrare a Dallas, si era ricordato che quel biglietto glielo aveva dato Boselli dicendogli che se gli fosse successo qualcosa avrebbe dovuto indagare in quella direzione. Granzotto non aveva la minima idea di chi fosse questo Robert Dupuis, né di come rintracciarlo, e la cosa che in quel momento lo infastidiva maggiormante era la sensazione che quel nome gli dicesse qualcosa: gli sembrava di avere già sentito quel nome, tuttavia questo qualcosa gli sfuggiva e lui si stava innervosendo a dismisura.

Ne fecero le spese le suppellettili della camera d'albergo a Dallas: nel vano tentativo di farsi venire in mente qualche idea, Granzotto vagava masturbando a sangue qualunque cosa gli capitasse sottomano dal momento in cui era arrivato, curiosamente senza incidenti di rilievo.
- Salve Robert, è dai funerali di John Wayne che non ci si rivede -

- Salve J.R., è proprio pasato tanto tempo. Senti, hai idea di dove posa metere il cavalo? -

Chiese Dupuis guardandosi attorno

- Sai, qui in saloto non vorrei che combinase qualche guaio, lui è ancora uno di quei sani cavali di una volta... -

- Ehi, Bobby Powell, tu non sei forse qui appositamente per parcheggiare i cavalli degli ospiti?! -

- Sì, J.R., scusa, però non devi essere cattivo con me, sono già sei capitoli che sto cercando di adottare un bambino e non ci riesco -

- Cretino, quel bambino l'ho già mangiato io nella prefazione, e ora datti da fare col cavallo dell'ospite -

- Sì, J.R., scusami se sono un po' stupido ma non è colpa mia. Sei cattivo, nun se fa accussì -

- Grrrrrrr! -

- Sì, J.R., corro! -

- Torniamo a noi, Dupuis. E' venuto anche Dupuis? -

- Sì, J.R., è venuto anche lui ma scenderà dopo perché è stanco per il viagio -

- Dovreste usare uno dei miei limo-cavalli geneticamente modificati a più posti -

- Ci sto pensando seriamente. E Roberto Capato? -

- Scenderà stasera anche lui, ora è impegnato a scoparsi la moglie di Bobby -

- E lui non protesta? -

- Oh, il Bobby, cosa vuoi... quando gli dai il suo Ciappi e gli fai fare l'eurosenatore ogni tanto, lui è contento così. Vuoi qualcosa da bere? -

- No grasie, non ho sete. Ho sventrato molti cactus durante il viagio e riempito molte borace -

- Come preferisci, ora se non ti dispiace devo dedicarmi agli altri ospiti -

- Figurati, ci vediamo dopo -
Nel frattempo Granzotto telefonava alla mamma

- Sai, mamma, ho un amico... -

- Un amico?!? Ma, è Roberto? -

- Mannò mamma, cos'hai capito?!? E poi Roberto è stato tanto tempo fa... ci eravamo lasciati... poi ci eravamo rimessi insieme... poi ci eravamo lasciati di nuovo... poi ci siamo rimessi insieme definitivamente, ed è stato a qual punto che lui si è suicidato... -

- Ma l'amico che hai adesso lascia le mani morbide? -

- Beh, sì, nel senso che HA le mani morbide. O morbose? -

- Va bene. L'importante è che tu non ti lasci traviare dalle cattive amicizie, magari sulla strada di qualche strana esperienza sessuale...

- Sì, mamma, farò come dici tu -

- Bravo, comportati bene e fuma poco -

- Mamma, ma io non fumo! -

- Appunto -

- A volte non ti capisco, mamma -

- E quando mai capisci qualcosa? -

- Mamma, non trattarmi così, sono grande ormai. Ora devo salutarti, ho molto da fare -

- Sì, ma non andare a letto troppo tardi -

Roberto Granzotto riappese la cornetta, che nel frattempo gli era rimasta in mano, sul telefono impaurito della sua camera d'albergo. Le finestre davano sul grattacielo della IBM, dove poche ore dopo Granzotto si sarebbe introdotto nottetempo e circospetto.
Scusi, ma lei chi cazzo è? -
chiese sospettoso J.R.

- Sono uno dei tanti caratteristici personaggi della serie interpretata con grande carica umana dal simpatico poliziotto newyorchese -

- Guardi che forse ha sbagliato telefilm -

- Ma questo non è il tenente Kodak? -

- No, qui siamo a Dallas -

- Ah, scusi, ho sbagliato, buonasera -

- Di niente, buonasera e mi saluti il mio amico tenente Colombo -
replicò J.R. Bush un po' perplesso nel mentre l'approcciava un altro individuo

- Scussi, ezzere du Gheiarr in perzona, ja? -

- Sì, sono io, e allora? -

- Puonciorno Gheiarr, io ezzere kommissario Grundig e zentito per cazo ke tu parlava ko kuello ti prima e ti foleva informare ke anke io no z'entra niente ko kuesta storia, kome pure kuello prutto nekrone là in fonto -

A questo punto J.R. Bush era inviperito e gridò

- Tutti quelli che non c'entrano un cazzo con questa storia se ne vadano immediatamete!! -

In pochi secondi il ranch si svuotò quasi del tutto. Rimasero i pochi che c'entravano veramente in questa storia e che si godettero lo spettacolo di un J.R. allibito e inviperito alla scoperta di avere dialogato tutto il giorno con gente che non aveva niente a che fare con la riunione anti-Granzotto. Rimasero Putin con il suo segretario Romanciuc, Robert Dupuis che nel frattempo era sceso a dare il cambio a Robert Dupuis, Roberto Polezel ancora col suo dito nel culo, il professor Roberto Herman-Frodit con la moglie Roberta Andrea-Gina ed altre personalità di secondaria importanza. Infatti costoro erano prevalentemente rappresentanti di aeroplani, accendini, orologi, e del settore edilizio: tutte categorie che prosperavano grazie a Granzotto con profitti astronomici, ed erano quindi interessate ad una rivalutazione del Granzotto stesso sul piano economico dei rispettivi settori. Causa la presenza di questa esigua minoranza la discussione di presentava molto accesa, tuttavia appariva evidente che gli interessi di interi Paesi e l'equilibrio mondiale delle nazioni non potevano essere subordinati al mantenimento di un'economia settoriale che proliferava grazie al Granzotto. La discussione avrebbe avuto inizio l'indomani.

***

A mezzanotte Roberto Granzotto si trovava già nella centrale operativa del grattacielo della IBM, dove aveva avuto accesso grazie ad alcuni suoi inesplicabili superpoteri (il guardiano dormiva). Non avendo la minima idea di come inizializzare il sistema per avere accesso alle informazioni che cercava, Granzotto decise di smontare accuratamente i 183 metri cubi dell'elaboratore centrale, tagliuzzando in minuscoli pezzettini i nastri e sezionando i microscopici circuiti integrati, e telefonando alla mamma che sarebbe arrivato a casa con un paio di settimane di ritardo rispetto al previsto. Lavorava alacremente da due ore quando gli venne in mente che avrebbe potuto più semplicemente portare via tutto e lavorare con più calma a casa. In poche ore il trasloco fu completato e Roberto Granzotto volava in direzione del borgo natio.
Roberto Cappato era disteso sulle frizzanti lenzuola del letto in compagnia di una birra gelata, un sigaretta senza filtro, una ficona della madonna accanto a lui, e i dannati canti gregoriani per sottofondo. Completamente nudi, lo sguardo perso oltre il soffitto, inseguivano appassionate visioni d'amore e si perdevano nell'oblio di un meraviglioso sogno ad occhi aperti. Pensavano alle verdi distese irlandesi, rese d'un verde ancor più malinconico dalla fioca luce dell'esangue luna calante, la cui debolezza non risaltava al confronto con quelle delle economiche stelle del vicino cielo di Scozia.

Pensavano con invidia e tenerezza ai lunghi e abbaglianti tramonti hawaiani, dove il sole elargisce i suoi ultimi bagliori con rinnovata forza, quasi a significare una ultima fatica prima di morire, pur sapendo di tornare, ancor più fastoso e raggiante di gioia, il giorno successivo. Pensavano alle calde acque dell'isola di Madagascar, che bagnavano umide le sabbie bollenti di sconfinate spiaggie complici di un'ipotetica, irrealizzbile avventura. Pensavano al tempo che sarebbe trascorso prima del loro prossimo incontro, quel tempo assassino unica barriera alla loro irrefrenabile passione.

Pensavano e al tempo stesso non pensavano, perché trasportati nell'undicesima dimensione dell'amplesso sfuggiva ancora loro la perfezione del climax, che non rappresentava un'idea ma il tentativo di raggiungerla. A tutto ciò pensavano con lucidità e concentrazone. O almeno una dei due. Roberto Cappato stava invece pensando a un metodo per sottrarsi non visto dal letto e sgattaiolare nel cesso prima che la cognata di J.R. ci si infilasse per tre quarti d'ora.

- Roberto Cappato! -
Urlò J.R. irrompendo nella stanza mentre sua cognata si copriva con le lenzuola e tremava tutta dalle unghie dei piedi alle punte dei capezzoli
- Presto, corri, è inaudito! -

- Che diavolo succede, J.R.?! -

- Vieni, ti spiegherò tutto strada facendo, gli altri ci stanno già aspettando in macchina -
E stamane quando sono entrato per il solito giro di controllo era tutto così, non era rimasto niente insomma -
spiegava concitatamente Bobby Warden, il canino guardiano, ancora scosso per l'accaduto.

- Uhmm -
brontolava Cappato rimuginando su quella sporca faccenda.

- Uhmm -
Gli faceva eco J.R., anch'egli sconcertato su come potess essere accaduto e chi potessessere stato.

- Uhmm -
mugugnava Polezel nel disperato tentativo di pensare qualcosa.

- Non può essere stato che Granzotto! -
sentenziarono in coro Bush e Cappato alzando il dito indice della mano sinistra in segno di brillante scoperta.

- Non può essere stato che Granzotto! -
proferì Polezel come se non avesse ascoltato le medesime conclusoni dei suoi superiori. In segno di brillante scoperta, Polezel avrebbe voluto alzare il dito indice della mano sinistra, se questo non fosse stato irrimediabilmente incastrato dove sappiamo.

- Tu stai zitto, Polezel -
ritornellarono ancor in cor Bush e Cappato, rivolgendo il dito indice delle loro mani sinistre verso il malcapitato, il quale si rivolse a Dupuis con un'aria triste e gli disse tutto d'un fiato:

- Basta, sono chiuso tra due fuochi. Bush e Granzotto mi umiliano continuamente. Mi voglio suicidare. Ho scelto una forma di morte terribile: continuerò a mangiare tenendomi il dito nel culo finché scoppierò. No, Robert, non dire nulla. Nulla potrà convincermi a tornare sulle mie decisioni. Ho già prenotato un volo non-stop per Tokio via Edinburgo e Bellinzona. Addio! -

- Addio Polezel -
gli rispose Dupuis
- E' un vero pecato che tu ti voglia suiscidare: sei sempre stato abile quasi quanto me nel prenotare i voli non-stop -
Il presidente sovietico Putin ha chiesto la parola. Ne ha facoltà. Proceda, Putin, la prego -

Con queste parole, pronunciate dalla bella voce profonda del moderatore, professor Roberto Strik-Lievers, ebbe inizio la vera e propria riunione anti-Granzotto.

- Molte spassiba, caro professore Myallionier -

- Strik-Lievers, prego -

- Oh, da, scusa professore Bauer, ma io piuttosto difficoltoso pronunciare vostra nomenclatura lombarda imperialista e capitalista e colonialista e espansionista e infida... -

- Putin, la prego, non divaghi e prosegua col suo intervento! -

Urlò Strik-Lievers abbattendo con violenza la mano destra sul malcapitato banco della presidenza e facendo così sobbalzare tutti i presenti. Dopo un attimo di rispettoso silenzio per l'autorevolezza del misurato gesto, il sovietico riprese a parlare:

- Quello che succeduto stà notte conferma che io ho ragione io. Inutile parlare di malefico Granzotto. Qui occorre trovare subito trucco, e io avere proposta ragionevole, che vado ad esplicando. Noi Russia noi avere noi grande armata rossa inarrestabile, che noi fare noi proposta di mandare in giro per il mondo in cerca di scovare malefico Granzotto e magari cominciare proprio qui Dallas. Questa mia proposta mia. Ho finito. Spassibo -

- Molto bene Putin -
replicò l'esimio docente
- Però deve cercare di essere più sintetico. Si rilegga Guerra e pace e mi faccia un riassunto in dieci righe. Ora può andare -
continuò Strik-Lievers, che era un illustre letterato
- Il signor J.R. Bush ha richiesto la parola. Ne ha facoltà -

- Onorevoli colleghi, sarò breve: VOGLIO GRANZOTTO VIVO O MORTO! Ho finito, grazie -

Seguì una lunghissima ovazione, interrotta venti minuti dopo da una delle più gagliarde manate che il professor Roberto Strik-Lievers avesse mai avuto occasione di rendere pubblica fino a quel giorno

- Il presidente Putin ha nuovamente chiesto la parola, ne ha facoltà -

- Grazio, professore Reibman. Io dovere io... come dire in vostra lingua imperialista eccetera... io dovere io... -

- Putin, le ricordo che lei ha soltanto tre minuti di tempo per replicare -

- Perché scusa io parlare io così poco? -

- Perché lei è dell'opposizione -
replicò l'erudito accompagnando la risposta con la consueta manata
- E adesso vada avanti -

- Oh, da. Io prima io voleva dire che io non trovare io parola per significare che io dovere io andare in cesso -

- Va bene, Putin, vada a cacare! -
si spazientì l'inclito
- Il signor Nonsenè Puopiù ha chiesto la parola a nome delle compagnie aeree. Ne ha facoltà -

- Grazie. Signori, io propongo che siano messe in giro delle microspie appiccicose al sapore di marmellata, così da darci la possibilità di controllarlo e prevenire le sue mosse -

- Grazie signor Puopiù. Interviene ora il solito Putin -

- Spassibu. Io devo dire io che io sono io contrario microspie, perché noi in Russia noi non essere ancora riusciti a fare microspia, perché purtroppo spia preferisce andare in Siberio piuttosto di essere fatto schiacciato e diventare microspia. Ora noi stiamo noi tentando di fare microspia in provetta ma è molto difficile perché prova preferisce andare in Siberio piuttosto di essere fatta schiacciata e diventare provetta. Inoltre io sono io contrario microspia perché microspia è caratteristica peculiare di vostro sistemo imperialisto e capitalisto e colonialisto e espansionisto e infido e traditore e scostumato e sconcio! Grazio -

- Prego. La parola a J.R. Bush -

- Molto bene, grazie. Ho una proposta sensata. Organizziamo una mostra di tram e pianoforti. Infatti sappiamo che che la distruzione di tram e pianoforti è l'hobby prediletto dal Granzotto, il quale ci andrà subito e cadrà così nella nostra trappola. Il più è trovare un locale dai cui meandri non ci possa sfuggire -

- Io lo conosco! -
esultò Strik-Lievers
- E' la sede dei radicali a Milano: le finestre non si aprono, il cornicione è pericolante, le porte si bloccano e per andare al cesso devi chiedere la chiave alla bidella in ciabatte della scuola vicina -

- Molto bene! -
esultò anche J.R. come se avesse Granzotto già in tasca
- Organizzeremo colà la prima ARET, Asposizione dei tRam E Tianoforti -

- L'acronimo mi lascia un po' perplesso, ma complimenti per il "colà" -
concluse Strik-Lievers
- La seduta è tolta -

***

Roberta, ti devo confessare una cosa terribile -

sussurrava con aria colpevole Roberto Cappato, che, rientrato a Milano, era andato a trovare il suo amore segreto, impossibile, tormentato e assurdo
- Ti devo confessare che ti ho tradita. Con Roberto Pamelo Anderson. L'ho fatto per sfogare la mia rabbia, ma ho sempre pensato a te. Ultimamente mi sei mancata moltissimo -

- Ma guarda che non c'è problema, non stiamo mica insieme noi due. Cosa me ne frega se ti sei fatto Roberto Pamelo Anderson di Gaywatch. Cazzi tuoi -

- Insomma non te ne importa niente di me -

- No, cioè, insomma... come lontano conoscente mi andresti anche bene, ma se andiamo oltre cominci a starmi sulle palle -

- Ma perché Roberto Granzotto sì e io invece no? -
svelò Cappato il dubbio che da tanto tempo lo angustiava
- Che cos'ha lui che io non ho? -

- Ma niente, lui mi ama, tutto qui -

- Ma anch'io ti amo, Roberta, più di quanto tu possa immaginare. Non so come vivrei senza pensarti -

- Uffa... lo sapevo che non lo dovevo dire... -

- Dunque vedi che io ti amo di più. Ebbene, cos'ha lui più di me? Io sono più ricco, più bello, più simpatico, più intelligente, più interessante, più potente... più tutto... perché dunque non m'ami?! -

- Bof, ma perché amo lui, santa pace! -

- Ma guarda se io devo mai passare delle ore / a parlare dell'amore / alla mia età -

- Eh già. Ma come parli adesso?! -

- Certo non ho più quattordic'anni / ma il piacere degli inganni / mi è rimasto per metà -

- Dì, ma sei scemo? Parli in rima?! Ma vattene via! -

- Non ne ho voglia / di varcare quella soglia / e andare via -

- Cappato, dai retta a me, ti sei rincitrullito -

- Lascia che la mia maturità / aspetti ancora un po' di là / e fammi compagnia -

- Hai mai pensato a stabilirti a Manchester, o al Cairo? -

- Se la notte è lunga ho bisogno anche di te / perché dovrei pentirmene, perché? -

- Ma te le sogni di notte, 'ste stronzate?!? -

- Sì, hai indovinato! Di giorno non ci riesco perché sono freddo e calcolatore, ma la notte non posso fare a meno di pensare al nostro amore tormentato e assurdo -

- Scusa, come sarebbe questo nostro amore? -

- Tormentato e assurdo. Senti questa, si intitola "Odio"... -

- Sentiamo un po'... -
si rassegnò Roberta Aliceblu componendo un numero di telefono mentre Roberto Cappato iniziava a declamare i suoi versi

- io ti odio Erre Granzotto, e sebben tu sia più fesso / io ti odio pur lo stesso / e di sopra questo podio / con il cuore pieno d'odio / voglio togliermi lo sfizio / di tener tanto comizio -

- ... Pronto? Neurodeliri? -

- tu fai schifo, mi fai senso / è così che io la penso / e pensando il mio cervello / che pur sembra tanto bello / si masturba, non produce / ma poi ancor torna alla luce -

- ... ho qui un cliente per voi... -

- il pensiero scaturisce / una nuova idea rinasce / e s'illumina di odio / da parer lampada al sodio / compiaciuto e soddisfatto / ormai accetto questo fatto -

- ... sì, per il reparto agitati... -

- partorito ha la mia testa / sento intorno aria di festa / son felice, son contento / questo odio me lo sento / me lo sento tutto dentro / ed è un gran bel sentimento -

- Fate presto, è grave! -
sussurrò Roberta Aliceblu riappendendo il telefono prima che Roberto Cappato le si rivolgesse:

- Allora, ti è piaciuta, amore? -
Robert Dupuis risalì a cavallo per scendere le scale salutando Roberto Granzotto, al quale era venuto a portare l'informazione che desiderava. Per Granzotto era stata una conferma: l'esecutore materiale dell'efferato omicidio di Roberto Boselli era stato un tale Robert Dupuis, il virile e villoso cameriere del quale aveva rinvenuto il biglietto da visita. Ora il problema consisteva nel rintracciare il virile e villoso. Dove poteva essere? Avrebbe cominciato le sue indagini nell'ufficio di Roberto Polezel, che con sua grande sorpresa si era rivelato essere il mandante dell'assassinio.

- Probabilmente lo avrà fato uscidere per stimolarti in qualche indagine che avevi in corso -
gli aveva spiegato Dupuis senza troppa convinzione
- Ad ogni modo è inutile scercarlo adeso. Ho saputo che ha desciso di suiscidarsi e a tale scopo pare sia partito per Tokio. In ogni caso non ariveresti in tempo -

Roberto Granzotto decise tuttavia che avrebbe contattato la segretaria di Polezel, Roberta Piccinini, per appurare se avesse potuto apprendere qualche ulteriore delucidazione che lo potesse condurre al sicario di Boselli, quel maledetto Dupuis. Se fosse stato necessario avrebbe anche sedotto la Piccinini per ottenere quel che voleva. Prima di telefonarle, però, doveva trovare il modo di uscire dalla tremenda bovassa in cui era stato sommerso dal cavallo di Dupuis e farsi una doccia.

***

In un letto a due piazze da solo io dormire non so. Non mi dire di no, stasera. Lo so che in fondo in fondo ti va. Non mi dire di no o io ne morirò, stasera. Morirò perché tu sei mia, come per magia, l'altra metà di me, mezza mela mia. Che gusto c'è, stasera, senza l'altra metà della mela... -

In quel momento suonò il campanello e Roberta Aliceblu accolse con sollievo gli infermieri del reparto psichiatrico. Roberto Cappato si accorse finalmente che Roberta Aliceblu non era più accanto a lui e che gli si avvicinavano minacciosi due muscolosi energumeni. Ma i nerboruti si fermarono improvvisamente assaliti da un forte dubbio:

- Scusi, signora, lei si chiama Aliceblu, nevvero? -

- Sicuro, Roberta Aliceblu, ma che diavolo aspettate a portarlo via? -

- E questa è via Pericle al 12, non è così? -

- Ma certo! -

- Ah, beh, allora non ci siamo sbagliati -

- Accidenti, non ce ne saranno mica centomila di Roberte Aliceblu in via Pericle 12 a Cernusco sul Naviglio! -
disse Roberta sopresa. Ma le sorprese non erano finite.

- Ha detto proprio Cernusco sul Naviglio?! -

- No, ho detto che verso le cinque del pomeriggio viene un prurito a del partito il General Consiglio! -

- Ah, ecco, mi pareva... -

- Ma certo che ho detto Cernusco sul Naviglio! E adesso che aspettate a portarlo via?! -

- Cernusco sul Naviglio? Oh, no! Ci siamo sbagliati un'altra volta! Presto, corriamo a Zibido San Giacomo prima di arrivare troppo tardi! -
si affrettò uno degli infermieri con un'aria molto seccata per il disdicevole contrattempo
- E io che ho anche lasciato l'ambulanza in sosta vietata -
gli fece eco l'altro precipitandosi fuori dalla porta.

Anche Roberto Cappato se ne andò piuttosto seccato per la brutta figura, lasciando la bella Roberta Aliceblu in piedi con gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto in direzione della porta da dove erano usciti gli infermieri lasciandola con un'espressione incredula, che altri scrittori definirebbero bizzarra più che singolare, a chiedersi stupefatta:

- Ma chi cazzo li scrive 'ste stronzate di libri che pubblicano a puntate nel forum?!? -
Con la sua tipica, disinvolta camminata, ed avvolto nel suo inconfondibile gessato blu largo in vita e stretto di spalle, Roberto Granzotto fece il suo trionfale ingresso nell'ufficio di Polezel sputando con disprezzo il mozzicone sull'infiammabile e ben presto infiammata moquette dello studio. Fortunatamente intervenne Roberta Aliceblu, che aveva buoni riflessi e vedendo entrare Granzotto si era premunita. Risolto il banale incidente Granzotto le si rivolse con quell'aria sonnolenta e un po' svaccata caratteristica dei più noti playboy.

- Salve bambola! Sono qui per conquistare il tuo cuore, per cui apri bene le orecchie e mettiti in testa che: primo, io sono irresistibile e ho deciso che sarai mia. Secondo: bollito di manzo. Terzo: lasciami il tuo indirizzo che voglio fare un salto da te, e mi raccomando di preparare un ambientino accogliente e tu vedi di avvilupparti in qualcosa che mi faccia sfrizzolare il frenulo o saranno guai. Addio pupa -

Prese l'irresistibile con i denti come una rosa senza spine il biglietto che gli porgeva tra le labbra senza virgole Roberta Aliceblu sconvolta dal suo fascino.

***

L'eminente professore Roberto Strik-Lievers fumava nervosamente una sigaretta pensando all'orto del Manzoni. Roberta Spolaor-Bernardini, il corpo rilucente e coperto solo da spiragli di luce soffusa che penetravano complici le fessure della tapparella abbassata creando eccitanti giochi di sofisticati chiaroscuri, era sdraiata accanto a lui, il braccio sinistro proteso oltre la nuca a mettere in evidenza il seno compatto e maturo, la gamba destra piegata ad arco sulla sinistra, e la pelle vellutata leggermente imperlata dall'afa di agosto che s'insinuava tenue ed astuta.

- L'insalata era nell'orto... -

- Cosa dici, caro? -

- Roberta, non chiamarmi più così. Io sono un uomo al quale non si possono rovinare quarant'anni di vita avventurosa con un banalissimo "caro" -

- Scusami, caro -

- Grrrrrrrrrrrr -

- Ma come vuoi che ti chiami, allora, caro? -

- Chiamami come vuoi, ma non "caro" -

- Va bene, tesoro -

- Sarà meglio che me ne vada -
s'indignò Strik-Lievers piuttosto incazzato, cominciando a rivestirsi.

- Amore mio, povero tesoruccio, te ne vai di già, caro? -
Il prode agente segreto Roberto Granzotto fumava nervosamente una sigaretta pensando a quella sporca faccenda. Roberta Aliceblu, il corpo rilucente e coperto solo da spiragli di luce soffusa che penetravano complici le fessure della tapparella abbassata creando eccitanti giochi di sofisticati chiaroscuri, era sdraiata accanto a lui, il braccio sinistro proteso oltre la nuca a mettere in evidenza il seno compatto e maturo, la gamba destra piegata ad arco sulla sinistra, e la pelle vellutata leggermente imperlata dall'afa di agosto che s'insinuava tenue ed astuta.

- Sicché a tuo parere in ufficio ci sarebbero le prove che Polezel è stato il mandante della crudele eliminazione di Boselli -

- Sicuro! Polezel aveva spesso rapporti con quel tipo, come si chiama... Dupuis!, colui che sospettiamo essere l'esecutore materiale. Inoltre intratteneva losche relazioni d'affari con un altro tipo che gli assomigliava molto. Lo ricordo perché ogni volta che veniva si divertiva a spaventarmi con il cavallo -

- Con il cavallo hai detto? -
Granzotto si fece perplesso, grattandosi il disgustoso brufolo sul naso tumefatto.

- Già, proprio con un cavallo -
confermò Roberta Piccinini mentre Granzotto si stimolava le idee continuando a pasticciarsi il brufolo.

- Oggi ti accompagnerò in ufficio per effettuare una rapida perquisizione -
decise Granzotto facendosi scoppiare il brufolo e cospargendosene il grasso sul viso butterato.

***

Il tornitore dell'Alfa Romeo Roberto Pistola Amedeo fumava nervosamente una sigaretta pensando che non avrebbe mai più comprato i libri resi celebri dal forum. La moglie Roberta Pistola Amedea, la massa informe e coperta solo da un coraggioso spiraglio di luce schifata che penetrava inorridita dalle fessure della tapparella abbassata creando abominevoli masochismi di chiaroscuro, era sdraiata accanto a lui, il salsicciotto sinistro proteso oltre la capa a mettere in evidenza il tettume flaccido e marcio, la zampa destra ripiegata sulla sinistra, e la raggrinzita pellaccia pelosa fradicia per il sudore d'agosto che secerneva abbondante ai primi smog del mattino.

Roberto Amedeo si gettò dal quindicesimo piano del casermone con un urlo lancinante che passò in secondo piano causa il rutto assordante della moglie e il disinteresse dei lettori nel seguire le vicissitudini di gentaglia normale afflitta dalla quotidianità del nostro di noi tutti trascinarci penosamente a penzoloni in questa tragica valle di lacrime e sangue.

***

Era una notte buia e tempestosa, resa ancor più buia e tempestosa dal sole abbagliante che splendeva sui longobardi cieli dominati da Roberta Formigoni. Roberto Cappato stava facendo rientro nel suo appartamento al Ripamonti Residence, un po' a piedi e un po' camminando, e un po' anche in metropolitana, rimembrando obliose nostalgie di un amore troppo tormentato per essere impossibile e troppo assurdo per non esserlo. Gli si avvicinò inopinato uno di quei tipi che vanno metropolitando a destra e a manca in sella ad un lama.

- Salve! Sono Robert Dupuis in sela a un lama, tanto per cambiare cavalo. Poso chiederle cosa ne pensa del... -

- No, io non penso -

- Come non pensa? Ma non crede che... -

- Io non credo -

- Ah! Ma vede, io... -

- Io non vedo -

- Ma che raza di gente sc'è in giro! Ma vafanculo! -

- Io non vado -

Roberto Cappato non voleva uscire dal bagliore della notte e metropolitò fino al mattino, quando sarebbe riemerso dai cunicoli per inebriarsi con le prime oscurità dell'alba.

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Il commissario capo Roberto Spinelli della sezione narcotici diede fuoco al terzo cannone della mattinata pensando alla buonanima della bisnonna.
- La qualità della cannabis immessa recentemente sul mercato sta peggiorando in termini di percentuale di tetraidrocannabinolo, checché sostenga Roberto Fini. La partita che abbiamo sequestrato ieri sera non è al livello delle precedenti -
meditò a voce alta pensando alla buonanima del bisnonno.

- Ma sant'iddio e santamadonna! Un integerrimo funzionario con la tua qualifica che si fa le canne in uggifio, cioè, ufficio! Andiamo, un po' di dignità, almeno per dare il buon esempio ai tuoi subordinati -
si finse scandalizzato il comandante della buoncostume Roberto Pasquale Quinto Moticucco, pizzicando di nascosto il sedere della prostituta che aveva trattenuto dopo la retata della sera precedente.

- Ma piantatela tutti e due, indecenti! -
intervenne il commissario Roberto De Stefano della sezione omicidi
- ricordate che siamo qui per lavoro! Ho chiesto la vostra collaborazione per aiutarmi a indagare negli ambienti della droga e della prostituzione chi ha ucciso Roberto Dentamaro. Purtroppo non dispongo di molti indizi e dovremo scavare in tutte le direzioni. Inoltre l'unica testimone, Roberta Veronesi, non vuole collaborare e temo che voglia farsi giustizia da se -
affermò gravemente il detective della squadra omicidi mentre tirava nervosamente freccette sul pannello di polistirolo espanso che riproduceva l'immagine di un carabiniere in alta uniforme.

- Ok, Ok -
dissero in coro gli altri due commissari di polizia, che avevano visto molti film americani in cui i poliziotti okeiavano in continuazione
- Ci metteremo subito al lavoro. Dopo pranzo, naturalmente. Ti sapremo dire qualcosa al più presto.
À! È! Ì! Ò! Ù! -
ululò il criptico letterario Roberto Suttora-Bordin inumidendosi il pube, e ricordando che la "e" si poteva accentare in altro modo aggiunse subito dopo
- É! -

Roberta Veronesi, il corpo rilucente eccetera, gli impose di metterla in comunicazione con Roberta Callegari, colei che da molti capitoli i lettori attendono ansiosi di rivedere dopo che l'avevamo lasciata con un bastoncino di pesce nell'orecchio.

- Pronto! Sono Roberto, aspetta un momento che ti passo una mia amica -

- Come si permette di parlarmi impunemente di fica? -

- Pronto! Sono Roberta Veronesi, lei è la famosa Roberta Callegari? -

- Ah, ciao Roberto, ma sei in autostrada che' tieni accesi i fari? -

- Non sono Roberto, sono Roberta. Roberto è in bagno che si lava il pene -

- Ma certo che ci sento bene! -

- Ma non capisce proprio niente? -

- Ma sì, le ripeto che si sente -

- Vabbè, ho capito, sarà meglio che venga io a Genova. Mi dia solo il tempo di avvertire la cameriera e il cuoco -

- Che cos'è che ha preso fuoco? -

- Parlavo della servitù -

- Sono contenta che lei faccia le vacanze a Malibù -

- Arriverò presto. A risentirci! -

- Neanch'io so cosa farci! -

***

Roberto Strik-Lievers pestò la consueta manata sulla disgraziata cattedra di lettere dell'università della Bicocca, dove si dilettava ad insegnare a tempo perso, di tanto in tanto, per elargire preziose briciole della sua sconfinata cultura agli improbabili protagonisti della società del domani. Per una frazione di secondo tutto tremò. Ristabilitasi la situazione al normale livello di confusione che caratterizzava lo svolgimento delle lezioni del venerabile, le di questi dita persistettero tuttavia nel vibrare lasciando presagire il peggio, ed un attimo dopo quella che sembrava la pace seguire la tempesta, le eru-dita schizzarono via staccandosi dalla mano ed andando ad infilarsi nei globi oculari sinistri di altrettanti studenti. Il superno stesso osservò con un misto di incredulità e compiacimento il risultato di anni ed anni di vibramenti di manate, immensamente soddisfatto per l'impresa che quel mattino lo avrebbe consacrato alla storia, alla gloria, e al Guiness dei primati.

***

- Niet! Niet! Niet! -
sbraitava furibondo Roberto Khramov con gli occhi niettati di sangue rivolto al suo assistente Roberto Romanciuc
- Pretestovi no servire a niet! Io volere io creare mostro per sconfiggere malefico Granzotto! Niet servire mostra di tramovi, io convinto, io. Io volere io potente e geniale scienziata Roberta Callegari per fare mostro, non mostra. Io volere io il mostro scopo anti-Granzotto, per lui distruggere lui, e solo geniale scienziata Callegari potere geniare mostro. Tu ricorda tu Romanciuc, impara a memoria e ingoia quanto ti vado esplicanzare oradesso: mostra tram no è cosa positiva in lotta anti-Granzotto, perché mostra è solita bufala di sistema capitalistico e imperialistico e tu sai il restico, mentre mostro andare bene e tu partire oggi stesso medesimo per Genova scopo cuccare Callegari. Addio, e torna presto, così noi fare mostro più rapido che loro fare mostra e magari noi avanzare noi tempo per zompatina veloce. Vai! -

***

Come andrà a finire?
1. Bob Granzotto e il gran premio di Scozia -

La domenica mattina della partenza di Bob Granzotto per la Scozia è cominciata come tutte le altre: dormendo fino a tardi per la notte trascorsa in discoteca a Pesaro o Cantù. Esattamente come successe il giorno del mio matrimonio, quando ronfava a cento metri dal municipio di Santa Lucia di Piave, con la differenza che quella volta mi sposai anche senza di lui e con gli altri invitati andammo a mangiare e bere alla faccia sua, mentre stavolta lo dovevo aspettare all'aeroporto di Glasgow Prestwick. Vedendolo uscire di casa precipitandosi all'aeroporto di Treviso San Giuseppe solo mezz'ora prima del volo con la borsa che per fortuna lei stessa gli aveva preparato già da una settimana (non vi dico com'è arrivato il gorgonzola che si era messo in testa di portarmi), la mamma di Granzotto si è preoccupata come viene naturale preoccuparsi a tutte le mamme del mondo ed in particolare quelle dei Granzotto, che rispetto alle altre hanno in più la disgrazia di avere sposato un singolo GranzUno per poi metterne al mondo addirittura GranzOtto.

Non sapendo come rintracciarmi per avere notizie del figlio, che ovviamente non le aveva lasciato il mio numero, la signora Granzotto ha chiamato il Partito radicale, dove però non mi vedono da anni e sanno solo vagamente che dalla Bulgaria sono finito dalla parte opposta dell’Europa. Preoccupata come una mamma, Bonino ha interessato della faccenda il suo amico Principe di Galles (quello che lotta contro le antenne satellitari sui palazzi antichi ma lui ne ha due installate al posto delle orecchie), il quale ha girato la patata al governo: potete immaginare il mio stupore quando rispondendo al telefono mi sono sentito chiedere da Blair se fosse arrivato Granzotto. Ovviamente non era ancora arrivato. Ma non perchè avesse perso il volo da Treviso, dove l'aveva solo costretto a un ritardo costato migliaia di sterline alla compagnia aerea. Aveva invece perso la coincidenza a Londra, vagando nell'aeroporto di Stansted verso l'ora di pranzo alla ricerca di un televisore per vedere in diretta il gran premio di formula uno. Giusto, il gran premio di Ungheria è molto importante per uno che tifando Ferrari giunge a tingersi i capelli con l'antiruggine: con la vittoria di Schumacher si deciderebbe infatti con largo anticipo a suo favore (e dei commercianti di antiruggine) il campionato mondiale. Peccato però che il gran premio si disputi domenica prossima...

Il fatto è che avendo il nostro eroe abitudini molto regolari (specialmente la domenica), è abituato a un gran premio ogni due settimane, e questa volta invece l'intervallo è di tre, come gli ha spiegato il fratello di Adriano De Stefano che guida gli autobus a Londra e casualmente passava di lì ignaro del pericolo. Re-imbarcatolo dunque sul volo per Prestwick dopo avergli lasciato fare un giretto sull'autobus per via del fatto che era rosso, il Granzotto causava grande scompiglio pretendendo di guidare anche il Boeing 737 con la scusa che questo pure era rosso e si rendeva necessario un atterraggio di emergenza a Belfast con grande allarme dell'anti-terrorismo. È stato a questo punto che Blair veniva informato che sì, era arrivato Granzotto, e provvedeva a farmelo recapitare, ammanettato e con l'antiruggine in testa. Con questa mania di volere guidare lui, con mio grande sollievo l'ha però tradito l'abitudine e nel parcheggio si è diretto sicuro verso la portiera sinistra della mia macchina, salvo poi il fatto che per tutto il viaggio spernacchiava "vroom vroom" sputazzando sul parabrezza, facendomi così invidiare i carabinieri cui notoriamente per la stessa ragione montano loro le spazzole tergicristallo anche all'interno. Unico comando a trovarsi in posizione infelice, non vi dico però come ne è uscita contorta la leva del cambio.

Visto il ritardo accumulatosi (era ormai notte fonda) abbiamo dovuto dormire lungo la strada e così al bed & breakfast dove lo dovevo portare invece della sua carta di credito hanno caricato quella del salame che gliel'aveva prenotato (indovinate chi). Ora se c'è un unico posto che fa schifo per fermarsi in tutta la costa dell'Ayrshire e forse dell’intera Scozia è la cittadina industriale di Irvine, ma secondo voi dove potevamo fermarci se non nel posto che Granzotto rimarrà per sempre convinto prenda il nome dall’omonimo pilota di formula uno? Tutto questo è successo solo nel primo giorno di viaggio di Bob Granzotto nella terra degli scoti e dei pitti.
2. Bob Granzotto e le glasvegiane, Dio Cassio -

Non è una bestemmia ma un commentatore romano che nel 197 così descriveva gli indigeni che abitavano la Scozia: "Per la maggior parte il loro governo è democratico, e sono soliti darsi alle ruberie. Sono in grado di sopportare fame e freddo e ogni genere di privazioni, si ritirano nelle loro paludi e sono capaci di stare per giorni immersi con solo la testa che spunta dall'acqua". Devo dire che da allora non è cambiato niente, come ha potuto constatare anche il vostro inviato Bob Granzotto, il quale da quando è arrivato ogni volta che rimane colpito dalle stranezze di questi personaggi inquietanti che sono gli scozzesi, ma anche dalla bellezze paesaggistiche quali le ragazzine glasvegiane seminude in minigonna e "party sandals" (traduzione: scarpe da sesso), da buon veneto non fa che manifestare il suo stupore e meraviglia esclamando ripetutamente: "Dio Cassio!"

Ieri il nostro eroe ha visitato Glasgow, dove l'ho accompagnato in treno la mattina presto ed è tornato la sera in una BMW della polizia dello Strathclyde (gli scozzesi andrebbero in Moskvich pur di fare dispetto agli inglesi) che me lo ha consegnato in fabbrica dov'ero tornato a lavorare. Ancora per poco, mi hanno fatto capire i manager, se frequento certa gente. Era successo che nel pomeriggio Granzotto, da uomo di cultura, aveva approfittato della visita alla città di Mackintosh per trascorrere la giornata nel rinomato museo d'arte moderna. Più precisamente, con le mani in tasca, dietro una colonna dell'ingresso che offre un'ottima visuale della piazzetta ritrovo abituale delle ragazzine in "party sandals"...

Il problema è che in piazzetta purtroppo si ritrovano anche i ragazzini glasvegiani, del tutto disinteressati alle ragazzine ma piuttosto al passatempo nazionale di svuotare bottiglie di birra per potersele rompere reciprocamente in testa. Notato il Granzotto di rosso vestito e tappezzato di scudetti Ferrari, un gruppetto di ragazzini si è ben determinato a dimostrargli la superiore scozzesità di Coulthard, lo sfigatissimo pilota locale di formula uno, accanendosi a bottigliate sulla capa del Granzotto medesimo (traduco letteralmente dal verbale del sergente Esposito della polizia dello Strathclyde), il quale era costretto a tirare fuori le mani dalle tasche per difendersi, metteva in fuga i piccoli malviventi e ne usciva miracolosamente illeso. Aggiungo io, esemplare episodio dal quale si evince l'utilità di tingersi la capa con l'antiruggine...

Oggi prima di venire in fabbrica l'ho lasciato poco fa al B&B a farsi un pediluvio dopo averlo accompagnato in farmacia a prendere una soluzione salina per la sua cronica vescica sotto l'alluce (una rarissima patologia conosciuta come allucinazione del Granzotto) e non sappiamo ancora se col treno si ferma a Glasgow come ieri o prosegue per Edinburgo, ma lo scopriremo presto: potete vederlo anche voi grazie alla webcam in Buchanan street, davanti alla quale ieri è rimasto quattro ore a farvi ciao sotto il diluvio universale. Siccome a pochi metri in Vincent street c'è un internet point, provava più volte a correrci dentro rapidamente (da cui la vescica) prima dei refresh della webcam per potersi vedere sul video, ma invano: il refresh è ogni cinque secondi... Voi però per dargli soddisfazione ditegli che l'avete visto...
3. Bob Granzotto, il gaelico e i reali britannici -

Ieri ero libero anch'io e siamo andati ad Aberdeen per gli Highland Games, una sorta di olimpiade scozzese che in passato aveva lo scopo di selezionare gli uomini reclutati dai capi dei clan. Gli sport in programma richiedono abilità e grande forza fisica: per esempio il "tossing the caber" consiste nel roteare e lanciare un intero tronco di pino, altro che un martello. Dal programma non abbiamo capito che cosa sia il "tossing over the bar", ma Granzotto, che osservandoli attentamente si sta formando delle sue idee sugli scozzesi, sostiene trattarsi di una gara a "chi che beve de pì" per poi proiettare il vomito più lontano. Personalmente la ritengo una teoria plausibile, avendo notato in questi anni il gran numero di persone che per le strade si allena in questa attività, e pur non conoscendo il gaelico mi pare che ne abbiamo avuto conferma dagli ampi cenni affermativi degli atleti quando Granzotto chiedeva loro: "Eoké? Kykebevedepý?" Sono rimasto stupefatto dalla insospettabile abilità linguistica di Roberto, che sapevo conoscere solo poche parole d'inglese ma non sapevo si esprimesse con tale scioltezza in questa antica lingua celtica che gli ha già permesso di stabilire numerosi amichevoli contatti con gli autoctoni, i quali hanno un forte senso di appartenenza ai clan e perciò solitamente esordiscono con "Sytudeký?", e lui prontissimo "Granzotto!", e così via con "Fatuké? Sytudandòwe? Vutukýkekomanda?", al che lui risponde presentando un articolato ritratto della sua identità socio-culturale: "Mekanyko, Santaùzya, Markopanéa" ed educatamente ricambia coi sofisticati convenevoli "Atukopaelporzèl?" e "Komeftaeatofemenàh?"

Ma torniamo ad Aberdeen. La sera prima a cena Bob Granzotto aveva voluto sperimentare lo haggis: stomaco di pecora ripieno di frattaglie piccanti. Durante la notte questo delicato piatto nazionale scozzese è rumorosamente fermentato nel suo intestino, dov'era annegato in svariate pinte ed innescato da qualche shot di single malt whisky che evidentemente ha svolto la funzione di agente lievitante. Con una pancia come un airbag, durante il viaggio si è fortunatamente trattenuto da pericolose (sarei svenuto al volante) flatulenze, ma giunti sul posto ha silenziosamente rilasciato una loffa micidiale, diffusasi come una bomba al neutrone. Tutti i muscolosi giocatori sono ancora ricoverati in rianimazione, mentre la regina madre, che da 101 anni non perde occasione di assistere, assopita, a questi giochi, è sembrata come inebriarsi dell'effluvio e tutta ringalluzzita si è messa a lanciare tronchi da tutte le parti (abbiamo così scoperto il suo elisir di lunga vita). Io me la sono cavata proprio perché gli stavo vicino: vedendolo spalancare gli occhi e diventare da rossiccio a paonazzo a violaceo ho intuito il peggio e ho trattenuto il fiato, evitando così l'asfissia e riportando solo qualche contusione per essere stato scaraventato dall'onda d'urto a una trentina di metri. Adesso sapete che se volete rovinare la riunione di qualche gruppo radicale concorrente o antipatico, non avete che da fare l'apparentemente bel gesto di inviare come osservatore Granzotto dopo averlo riempito di frattaglie, avena, spezie, birra e aggiungere esattamente 35 millilitri di whisky 12 ore prima della deflagrazione, oppure 70 sei ore prima e così via fino a una bottiglia intera se avete solo mezz'ora di tempo per annichilire qualche comitato di coordinamento o direzione straordinaria che inopinatamente dovessero disturbare la vostra tranquilla vita politica quotidiana.

Lasciata Aberdeen in tutta fretta, l'ho scaricato ieri sera a Edinburgo dove nonostante il casino del festival gli ho trovato una sistemazione al campus universitario e il nostro impavido davanti a una pinta irlandese si è riconciliato con la vita dopo una giornata letteralmente d'immerda. Col sopracciglio inarcuato e un sorrisetto di finta modestia, ora non veda l'ora si ripresenti l'occasione che un qualche suo coetaneo bocconiano gli chieda che cosa abbia frequentato, e lui possa buttare lì con nonchalance "Yunivessity ov Edinbrò", e notare la pronuncia! La serenità però è durata solo una notte: stamane al lavoro sono stato prelevato da una Peugeot della polizia del Mid-Lothian (gli scozzesi andrebbero in Moskvich pur di fare dispetto agli inglesi) e portato a Edinburgo per un grave episodio di lesa maestà accaduto durante la visita del Granzotto alla residenza reale di Holyrood. Bisogna sapere che la dinastia reale di Scozia commissionò al pittore olandese Jacob de Wet 89 ritratti dei propri antenati risalenti fino al IV secolo avanti Cristo, ma siccome non esisteva il minimo indizio su quale aspetto avessero costoro, questo pittore che era praticamente uno Jacovitti dell'epoca si sbizzarrì con la fantasia e il risultato è comicissimo: nasi, orecchie, barbe e baffi sproporzionati, espressioni dal truce allo stupefatto e allucinato... Tutti i visitatori di Holyrood faticano a contenere un sorriso, ma Granzotto non ce l'ha proprio fatta: tenendosi la pancia e indicando i quadri col dito è scoppiato a sghignazzare così sguaiatamente che insieme alle guardie è accorsa la stessa regina Elisabetta, che passa di lì un paio di volte all'anno. Incapace di moderarsi, Granzotto ha continuato a spernacchiare indicando col dito anche Sua Maestà.
4. Bob Granzotto, le donne e De Michelis

Premessa: dovete sapere che durante la campagna elettorale per le europee del 1989 portai in giro per il vastissimo collegio del Nord-Est i candidati antiproibizionisti Dora Pezzilli e Gaetano Dentamaro. Volendoci recare a tenere un comizio a San Patrignano (dove Muccioli ci mandò contro i bulldozer), dovevamo scegliere anche un'altra località da quelle parti per sfruttare al meglio l'escursione facendo un secondo comizio. Buttando un occhio sulla carta stradale mi capitò su una località dell'appenino romagnolo dal simpatico nome di SPINELLO e decidemmo subito che niente di meglio poteva fare al caso nostro. Inforcata la valle appenninica transitammo dall'ultimo grosso centro prima di Spinello, un paesone dal nome di Bagno di Romagna, dove la strada principale attraversava l'affollatissima piazza del paese: eravamo incappati nientepopodimenoché in un comizio di Gianni De Michelis! Accantonato Spinello ci fermammo per dare man forte al candidato repubblicano locale che parlò subito dopo, un simpatico deputato avvinazzato di cui mi sfugge il nome; infatti oltre alla lista antiproibizionista i radicali partecipavano alle europee anche in triciclo con liberali e repubblicani, e in quell'occasione restammo a lungo nel caffè all'aperto della piazza a parlare coi vecchi del paese che avrebbero istruito le famiglie a dovere su come votare. A Bagno di Romagna nell'89 a De Michelis andò malissimo.

Nel 2001 Bob Granzotto in Scozia butta un occhio sull'atlante e decreta la sua meta, quella che tra le isole Ebridi è la più affascinante, almeno dal nome: CANNA. Lasciata dunque la mia pecorauto nel porto di Oban, con Bob Granzotto e Shona Ferguson ci imbarchiamo sul battello che per andare a Canna fa scalo, che ci crediate o meno e se non ci credete controllate voi stessi, nella vicina isola di RUM. Ecco che giungendovi siamo lì che ponderiamo come il Rum possa condurre alla Canna, quando sulla spiaggia vediamo, indovinate un po'? Indovinato: proprio lui, De Michelis. E così come rinunciammo a Spinello allora abbiamo rinunciato a Canna oggi e subito approntato il piano, semplicissimo ma diabolico: Shona ha preparato un potentissimo haggis con cui abbiamo riempito Granzotto, e io ho procurato le maschere antigas e il whisky che gli abbiamo centellinato in modo che la detonazione avvenisse a mezzanotte precisa nell'unica discoteca dell'isola. L'effetto del haggis di Shona nell'intestino del Granzotto è stato devastante, indescrivibile. Realisticamente, avevamo messo nel conto che saremmo stati banditi dall'isola di Rum a calci nel sedere, ma a De Michelis è andata ancora peggio che nell'89.

Ma chi è Shona Ferguson? È la figlia dei padroni del Bed & Breakfast dove ho sistemato l'impavido scoreggiatore. Il nome significa (e fa rima con) "bell'anatrona" ed in effetti è molto carina: 27 anni, occhi azzurri, capelli rossi e pregevolissimi paraurti (quelli anteriori "come Samantha" sostiene Granzotto ma io non posso comparare perché questa famosa Samantha non avete mai voluto farmela vedere). Il suo ragazzo non ha per niente gradito l'intromissione del flatulento liberale veneto nella sua vita sentimentale e gli ha frantumato una cassa di bottiglie di birra sulla testa, sottovalutando però come questa fosse temperata dall'uso frequente negli anni recenti di antiruggine tra l'altro impiegato in modo massiccio in occasione del gran premio di Ungheria. La bella paperona scaricava perciò il malinconico tifoso di Coulthard a favore del Granzotto che la conquistava grazie al suo occhio vagamente bovino che casca nella scollatura, alla sensualità del baffetto ispido mediterraneo e, ultimo ma non meno importante, il pene riccioluto come la coda di un maialino di cui tutte le donne vanne pazze per la capacità di provocare orgasmi multipli conosciuta come "effetto cavatappi". Ma non di solo sesso si è trattato: c'è anche l'odore di business che lo ha fatto subito accettare dai Ferguson come uno di famiglia, la quale ora conta di aprire un lucrativo Bed & Breakfast nel "grande palazzo bianco" che il Granzotto ha loro raccontato di possedere in St Mark's square in Venice, in giro per le calli della quale li porterà a spasso nella sua automobile, naturalmente una Ferrari...
La lettera a Babbo Natale di Roberto Granzotto

Uhm, vediamo... Carissimo... No, carissimo fa troppo consumista... Caro Babbo Natale... Uhm, no, caro suona troppo confidenziale... Ah!, ecco Egregio Dr Babbo Natale, un altro anno è trascorso e sono grato al Bambin Gesù per le emozioni che mi ha regalato. La mia vita è ricca di soddisfazioni, anche se un po’ routinaria, organizzata com’è in un ciclo diurno e uno notturno che si alternano, non ci crederai, l’uno di giorno e l’altro di notte. Qui a Santa Lucia di Piave vicino a Conegliano veneto in provincia di Treviso nel prosperoso Nordest (grazie per il rispetto della privacy, manca solo specificare che abito in vicolo Bus, ndg ) ogni mattina alle sette in punto mi alzo dalla sedia già vestito per scendere a consumare la colazione guardando l’oroscopo su Canale 5.

Prendo il motorino, d’inverno, o d’estate la mia Ford Fiesta rossa sempre nuova fiammante e alle 7.30 sono già in fabbrica, dove fino a mezzogiorno fraco el botòn del tornio a controllo numerico col pollice destro. Durante la pausa pranzo in mensa con mio fratello dirigente sindacalista rifondarolo, al quale assomiglio come una goccia d’acqua tranne per il fatto che lui invece della Fiesta rossa ha una Lexus metallizzata e in ufficio si gira i pollici mentre io in stabilimento li alterno. Infatti dall’una alle 17.30 fraco el botòn del tornio a controllo numerico col pollice sinistro. Certo, non sono tutte rose e fiori come potrebbe sembrare da questa descrizione idilliaca; come dite voi nell’ambiente natalizio, pasquale e soprattutto Pasqualino Del Grosso, ognuno porta la sua croce, che nel mio caso è l’aspetto fisico ripugnante più volte documentato dal quel fottuto bastardo del mio biografo non autorizzato il crine impomatato di antiruggine, l’occhio bovino, l’ispido baffetto, l’ombelico anale (questo però è inedito, nde) le vesciche sugli alluci e soprattutto quelle che vi potete immaginare sui pollici. Le donne pertanto mi dileggiano, evitano, respingono e mi rigettano i pasticcini sul vestito della domenica. Esse, per dirla con Crocicchio, non apprezzano le mie qualità di ragazzo semplice, genuino, sincero, onesto e così buono che non farei del male nemeno a quel rottinculo d’immerda del mio biografo non autorizzato. I miei rapporti con l’altro sesso? Nei migliori dei casi non ce ne sono stati, nei peggiori frequento ogni fine settimana un abattoir alla periferia di Padova dove Manera e Tosoni mi appendono per i capezzoli a degli uncini da macellaio per percuotermi violentemente i genitali con una mazza da cricket e spegnermi i toscani sulle chiappe, per cui non c’è da meravigliarsi se mi ritrovo con le tette flaccide della Baldini e il culo come la faccia di Vigevano. Ma con l’avvento delle tecnologie moderne osteggiate da mio fratello dirigente sindacalista rifondarolo, come quelle dei disabili visivi o motori anche la mia vita di handicappato estetico si è totalmente rivoluzionata per il meglio. Ed è qui che veniamo al ciclo notturno.

Infatti ogni sera alle sette, inesorabile com’emiliofede mi siedo davanti al pc che mi hai portato l’anno scorso ed entro in chat (col nickname del biografo non autorizzato) per restarci fino all’inizio del ciclo diurno. Ed è stato così, tornando al punto iniziale, che il 2004 mi ha portato quattro passioni sconvolgenti, una per ogni stagione. Marsha, l’infermiera discotecara del Sagittario, era mica male, ma quando ci incontrammo alla festa di carnevale si capì che con quei tacchi era troppo alta per me. Mi eccitano, i tacchi a spillo, dovrei quindi cercarmele non più alte di cinque piedi e mezzo, ma chiaccherando sul web non si può sempre capire, insomma non puoi intraprendere una corrispondenza proponendoti come uno che cerca una nana feticista, mi capisci... Finita lì, ma non ho rimpianti tanto sua altezza ha le tette piccole e le gambe storte. Il che mi ha fatto pensare dunque, questa ha le tette piccole, le gambe storte, si chiama Marsha e viene da New York... Uhm, sta a vedere che abbiamo delle conoscenze in comune... Non avrei mai potuto appurarlo, perché con la primavera mi si presentò Milana, la giornalista psicologa della Beeb. Manco a dirlo, tette piccole e gambe storte. Ma stavolta niente a che fare con il suo collega Mauro Suttora, tanto per non fare nomi. Inebriato dal desiderio di innamorami, per qualche settimana persi la testa, tanto che mi rivolsi per una buona parola ai suoi amici trentini Berger e Valcanover.

Questa tipa con gli occhi verdi smeraldo più belli del mondo che mi ipnotizzano... per favore potresti sputare il chewing gum prima di baciarci? (non ero io, era lei quella col chewing gum), e il suo gatto drogato di Catnip vogliono psicanalizzarmi. Grazie tante - mi riprendo dalla catalessi - ho già conosciuto una tale Dora Pezzilli, anni fa, che mi psicanalizzò fin troppo. Anzi, a pensarci bene, per quanto ricordi Dora Pezzilli non ha affatto le tette piccole e le gambe storte, tutt’altro, anche se ormai avrà la sua bella età e comunque adesso ci gira sopra il Dr Tabar Depetro. Arriva l’estate e sul web trovo Blagovesta, la solita bulgara che per qualche misteriosa ragione al mio biografo non autorizzato urge compulsivo il bisognino di appiopparmi di quando in quando nella narrazione di queste improbabili avventure. Suppongo sia superfluo precisare che Blagovesta, pur essendo una ficona della madonna da ogni altro punto di vista, aveva le gambe storte e le tette piccole... (ma è una condanna? Cos’avrò mai fatto di male nelle mie vite precedenti, il corrispondente di Oggi?!?) Comunque un pregio Blagovesta ce l’aveva lavorando nella city se ne intende di materia finanziaria e mi rimette a posto i conti. Prima di conoscerla pagavo interessi pazzeschi su un buco di diecimila euri nella carta di credito, poi lei ha fatto qualche telefonata di insulti ai manager della mia banca e miracolosamente mi sono ritrovato diecimila euri di attivo per cambiare la Ford Fiesta rossa. Vallo a capire, il mondo della finanza. E povera Blagovesta, gran troia da ventimila euri, improvvisamente le è scaduto il visto e non l’ho più vista. Tutto sommato la ricorderò con piacere è stata l’unica bulgara dalla quale sono uscito con più denaro di quanto ne avessi prima di entrarla.

Caddero le foglie e suonarono i campanellini. L’autunno mi portò Diana, la fotografa buddhista per corteggiare la quale dovetti recarmi alle riunioni buddhiste dove recitano la preghiera intervallata dai dannati campanellini. Diana non me l’ha ancora data, né succederà nel prossimo futuro, giacché è contenta di orgasmare coi fottuti campanellini. Non c’è da meravigliarsi che il buon Turko non pucci il biscotto da mesi le sue co-filosofarie tipo Phyllis M Dyason si accontentano di godere co ‘sti cazzi di campanellini irritanti. Meno male che a distogliermi l’attenzione da Diana è sbarcata qui la scollatura di Abigail, che purtroppo però si è portata dietro suo marito Giulio Carmelo Porfirio Roberto Crodino Palmanfredi, questo tipo dalla cattiva abitudine di allungarsi il nome ad ogni puntata e che di aspetto assomiglia a Bruno Mellano di ritorno dal Laos.

Caro Babbo Natale, siamo arrivati al 24 dicembre e ti scrivo dal 737 trainato dalle tue renne verso Londra, dopo che la notte scorsa mi è apparsa in sogno sullo schermo del pc la beata vergine Dora Pezzilli con una freudiana profezia “...nuota, Granzotto, vola... Anzi, prima prendi la Fiesta rossa per andare al San Giuseppe e imbarcati per Stansted, che con la Ryanair costa solo 40 euri, e poi nuota, Granzotto, vola verso l’amor tuo agognato...”

Caro Babbo Natale, ti prego, quest’anno regalami Rebecca. FINE

PS caro Babbo Natale, devo dire che siete tutti nu poco shtrunzi, tu, Dora Pezzilli, la Ryanair e pure le renne. Da Stansted ho pagato l’equivalente di 20 euri di treno fino a Liverpool Street, poi 40 euri di taxi fino a Victoria, che’ c’era lo sciopero del tubo e il dannato tassista ci teneva a farmi vedere come ci si ingorga in Oxford Street, e da lì un altro treno e altri 20 euri per Gatwick dove abita Rebecca lì vicino e la British mi ci avrebbe portato direttamente per meno della metà del totale e mi dava pure da mangiare, che adesso ho una fame della madonna che mi sbaferei Tosoni crudo (visto che mi si chiama in causa faccio notare le troppe virgole, nde ), ma ho finito i soldi con quel che mi han rubato sul cambio e tanto è tutto chiuso perché è Natale ed è chiuso pure il portone a casa di Rebecca, che’ il suo vicino di casa mi ha detto che passa le feste a Venice...
Granzotto PI e il caso Unabomber - Epilogo -

“E così Dreon era davvero la vittima...”

“Sì. Era facile prevedere i suoi spostamenti perché le assemblee radicali sono annunciate pubblicamente. Quindi bastava piantare le bombette nei supermercati delle località dove Dreon si sarebbe recato, per aumentare la probabilità che esplodessero nelle mani dell’Armando”

“Un metodo un po’ contorto per eliminarlo...”

“Maldestro, Adriano, maldestro” - rispose l’enciclopedico Granzotto lasciando poi intendere la sua dimestichezza con l’esperanto – “e anche sinistro”

“Perciò si diede tanto da fare per ottenerne la scarcerazione?”

“Già, finché era dentro non poteva farlo fuori”

Non restava che procedere alla mesta incombenza dell’arresto. Sul sedile posteriore dell’Alfa guidata da Polesel, fu Granzotto a rompere il silenzio sulla domanda che aleggiava nell’aria: il movente, il perché. “Ho una mia teoria: i suoi film pornografici. Guardandoli, non c’è maschio che non si senta umiliato dalle dimensioni del pene di Dreon, perfino io che sono superdotato”

“E’ davvero così spaventoso?” indagò il capitano.

“Una rarissima, patologica combinazione di lunghezza equina e diametro elefantiaco. Ti basti pensare che perfino Cicciolina si è sempre rifiutata di girare film porno con lui”

Varcando il ponte sul Piave si trovarono fuori dalla giurisdizione della pretura coneglianese, con parziale sollievo del capitano che avrebbe così risparmiato una brutta grana al pretore, la quale se ne sarebbe dimostrata grata continuando a fare la spesa nel negozio della moglie del capitano.

Giunti sul posto, Polesel parcheggiò in una stradina laterale e si rivolse al superiore con una mano eloquentemente posata ad accarezzare la fondina della pistola: “Capità, vulite che venco angh’io?”

“Non occorre, Polesel, sono certo che il reo non opporrà resistenza”

E non ci fu neppure bisogno di dire alcunché, quando questi aprì la porta di casa: dalle facce da funerale dei due vecchi amici, espressioni che trasudavano pena, incredulità e delusione, l’Ignazio La Russa di Carità di Villorba intuì che era tutto finito.