Pastore vaffanculista

Il vicario 67-enne Michael Land, che predica da un paio d'anni nella tranquilla parrocchia provinciale di Santa Maria a Burghill ma prima era a Walthamstow, malfamato quartiere londinese periferico e degradato dove convertiva i criminali e assisteva i tossicodipendenti, incoraggia i fedeli a imprecare vaffanculi come fa egli stesso per modernizzare la chiesa avvicinandola al linguaggio della strada, anche perché "Gesù stesso era povero, di scarsa istruzione, poco socievole e imprecava regolarmente anche lui. La gente tende a metterlo su un piedistallo ma si stupirebbe al linguaggio che usava". Alcuni parrocchiani sono perplessi ma altri approvano i vaffanculi del reverendo anglicano che rispecchia il personaggio della serie televisiva "Rev", un pastore imprecante in onda sulla Bbc... Swns
Sarah Palin e il "microfono" di John McCain

L'elettrizzante chirurgia del cazzo

Un gruppo di coraggiosi chirurghi taiwanesi guidati dal dottor Vincent Tsai dell'Istituto di ingegneria biomedica ha sperimentato sui propri stessi cazzi - in mancanza di volontari - la massima potenza elettrica consigliabile nell'elettrochirurgia del pene, una tecnologia usata per rimuovere nei, verruche e bitorzoli dai piselli. Il loro rapporto finale, intitolato Determinazione della resistenza elettrica del pene umano e implicazioni nella sicurezza dell'elettrochirurgia del pene è il frutto dell'idea di applicarsi degli elettrodi sui rispettivi piselli di diverse dimensioni (in base alle quali varia l'impedenza) e dato via al voltaggio, senza anestesia, per verificare a quale livello la corrente potesse danneggiare i tessuti nervosi e vascolari necessari alla funzione erettile. Risultato: "Vorremmo ricordare ai nostri colleghi che dovremmo stare attenti con l'elettrochirurgia, il cui potenziale danneggiamento dei tessuti erettili non può essere sottovalutato" ha detto il dr Tsai, consigliando di usare voltaggi più bassi e per periodi minori di tempo, oppure semplicemente abbandonare la tecnica a favore della più moderna chirurgua laser, e ha concluso rassicurando che nessun pene è rimasto danneggiato nel corso dell'esperimento... Fox
È un uomo potente, in questa nostra Italia del 2030, il commendator Marco Cappato Brambilla, come è ufficialmente conosciuto il premier dopo l’autoconferimento dell’onorificenza per meriti di statista e dopo il turbolento matrimonio con Michela Vittoria Cappato Brambilla, la ormai ex first lady che l’ha piantato per il suo grande avversario di sempre, quel cavalier Capezzone rinvigorito dai sondaggi e dalla ritrovata eterosessualità di mezza età, come è oggi universalmente conosciuto il fenomeno capezzonico di illuminazione, ritrovamento del sé e miracolosa guarigione nutrendo Fede.

È un altro uomo molto potente anche Armando Crocicchio, come sempre inseparabile al suo fianco, già assistente parlamentare e storico braccio destro di Cappato, ne è anche il fidato stalliere e l’unico altro uomo cui sia concesso avvicinarsi al bene prezioso più caro al commendatore: la stalla di cavalli campioni di polo che alleva nel Parco di Monza sequestrato al precedente capo di governo, che in una mossa a dir poco spericolata il giorno prima della scadenza del suo mandato vi aveva esteso per decreto la sua proprietà.

Come ogni domenica mattina da un quarto di secolo, Crocicchio e il premier conducono assonnati la rassegna stampa di Radio radicale, il cui unico ascoltatore è rimasto il leader dell’opposizzone Capezzone, che puntualmente replica via Velino e in questa maniera la cosa esce sui giornali in modo che il direttore Bordin abbia qualcosa da leggere nella rassegna stampa per il resto della settimana e concluderla discutendone a colpi di tosse col centenario Pannella e sempre più spesso anche Stanzani, più raramente Bandinelli. Insomma, normale tran tran di partito, ora torniamo in diretta. Siccome in questa notizia della Tribuna di Treviso era citato Cappato, questi la fa leggere a Crocicchio, trionfante:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Il leader radicale ascolta allisciandosi i baffi – che nessuno in Italia sapeva spiegarsi perché fosse presa a Capezzone e Cappato questa disgustosa mania di competere anche in peli facciali di tutte le fogge – senza sapere lui che proprio il soggetto Suttora del titolo stava per attentare alla sua vita per erogazione di cappaticidio. Sarà la volta buona o un altro fallimento? Riuscirà Mauro Suttora là dove il sicario Londradical ha sempre miseramente fallito? La risposta è: Boh, ecco intanto il primo capitolo.

Capitolo 1

Il giornale della sera prima addormentato su un tavolino del bar titolava inequivocabile:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

“Giornalisti d’immerda” risputando l’arancia nello spritz al Campari imprecò Mauro Suttora, il cui vero obiettivo non erano i colleghi ma il rivale in amore Bob Granzotto, verso il quale aveva sempre covato invidia per il suo spregiudicato successo, e il rabbioso risentimento gli si rinfocolava alla rilettura sul Foglio della monumentale biografia di Granzotto scritta dal Cominelli con la mucca Martinenga, che inevitabilmente gli richiamava alla mente la moglie dell’acerrimo nemico, l’ambitissima nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto che lui non era mai riuscito a trombare e tutte le sue ex mogli sapevano quanto gli sarebbe dannatamente piaciuto togliersi lo sfizio.

Suttora avrebbe voluto ammazzare Granzotto, che il giorno prima in tribunale l’aveva pure ridotto in bancarotta, ma non poteva! Tutti avrebbero sospettato subito di lui! Avrebbe pertanto accoppato Cappato. Avrebbe proposto un patto allo sciagurato sicario Londradical, che attentava vanamente alla sua vita da talmente tanto tempo ormai che Cappato stesso era diventato calvo. Gliel’avrebbe sgozzato lui il dannato cappone, se Londradical in cambio avesse eliminato Granzotto. Londradical al telefono accettò subito con entusiasmo – It’s a deal! – e cominciò a darsi da fare elaborando un articolato piano di granzotticidio

1. Granzotto si sposta in Fiesta rossa, stesso modello dello stesso colore per tutta la vita, comprata nuova sette volte ad ogni restyling dando dentro la vecchia. Si potrebbero sabotare tutte le Fiesta rosse in produzione in Europa quest’anno e consigliargli di cambiare l’auto. Ipotesi macchinosa.
2. Granzotto ama molto la moglie: rapire la nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto e minacciare di squartarla se Granzotto non si suicida immolandosi per lei.
3. Assoldare Granzotto pagandolo profumatamente per raccogliere rospi di notte sul ciglio della provinciale di fondovalle e traghettarli in sicurezza al torrente. Procedere quindi con autotreno dei servizi ambientali.
4. Convincere Cappato che Granzotto lo vuole morto per fare in modo Cappato lo elimini preventivamente. Fare presto a parlare con Cappato prima che Suttora lo faccia fuori…

E così via per molte pagine in centinaia di ipotesi il professionista del delitto perfetto. Intanto anche Suttora si dava da fare con Cappato: lo seguiva dappertutto con la scusa di dover vivere con lui qualche giorno per documentarne l’attività in un numero speciale di Oggi – Tuttocappato – 150 pagine a colori di Cappato in volo, alla radio, in pigiama per soli venti euri, e su ogni pagina il comodo video-trafiletto interattivo con traduzzone in capezzone per comparare al body scanner ogni dettaglio di Capezzone e Cappato. Corri in edicola!

Eh eh, quell’allocco del sicario Londradical non l’avrebbe mai sospettato, ma con l’esclusiva di quel duplice omicidio Suttora avrebbe guadagnato venti milioni di euri, e poi avrebbe anche denunciato Londradical come colpevole di entrambi il granzotticidio ed il cappaticidio, che peraltro era notorio perseguisse avidamente, così l’unico testimone sarebbe stato in galera, e lui ricchissimo. Eh eh, sogghignava sotto i baffi finti mentre svoltava divertito dall’uscita del Parco Merduca che dava sul Largo Mucca Martinenga chiedendosi che cosa avrebbe architettato Londradical per eradicare Granzotto dal pianeta prima che lui lo vendesse alle autorità con un formidabile scoop in un milione di copie a 20 euri ciascuna.

E anche Londradical in quel momento stava leggendo la monumentale biografia del Cominelli sul Granzotto, che Suttora gli aveva consigliato di scaricare per documentarsi sul suo nuovo obiettivo. Esordiva l’alpestre ma erudito biografo::

Ci sono anni che vengono ricordati nella Storia per un singolo evento straordinario - come quelli dello sbarco sulla luna o della caduta del muro di Berlino -, altri anni insignificanti che non vengono ricordati affatto e, per mantenere la media, anni rarissimi in cui di eventi straordinari se ne verificano ben due. Il vento soffiava antiautoritario nel 1965, che sarebbe stato ricordato come l’anno in cui avvennero sia il concepimento del Granzotto che, nove mesi più tardi, la sua nascita il mattino presto di giovedì 16 dicembre alla clinica Mangiagalli di Milano.

Medico ostetrico nato a Mortara (Pavia) nel 1850, Luigi Mangiagalli nel 1902 fu deputato del Regno, poi nel 1922 eletto sindaco di Milano, ma soprattutto nel 1924 fu tra i fondatori dell'Università degli Studi, di cui fu eletto primo rettore. E invero il Granzotto si sarebbe ritrovato quasi 16 anni dopo a transitarvi davanti quotidianamente proprio per motivi di studio contemplando col doveroso rispetto l’edificio nel frattempo divenuto famoso per avergli dato i natali i natali nella beneugurante via della Pace, alla quale perveniva da via Manera, che però non ebbe mai modo di appurare se c’entrasse qualcosa con l’omonimo frociosofo Carlo Manera discepolo dell’omopatavino cardinal Tosoni. Inserita nel complesso ospedaliero degli Istituti Clinici di Perfezionamento, negli anni a venire la clinica Mangiagalli di Milano sarebbe stata al centro di aspre polemiche sull’aborto.

Nel luglio del 1976, mentre era in corso in Parlamento e nel paese il dibattito per la legalizzazione dell’aborto stesso, tre medici in servizio presso la clinica — Francesco Dambrosio, Bruno Brambati e Mauro Buscaglia — si recano a Seveso, in Brianza, dove si è sprigionata una nube tossica di diossina dallo stabilimento ICMESA, allo scopo di dissuadere le donne del luogo dal mettere al mondo figli per timore di malformazioni. Si accaniscono sul “caso Mangiagalli” il quotidiano Avvenire, Comunione e Liberazione, i medici Egidio Spaziante, Luigi Frigerio, Leandro Aletti, Angelo Craveri e il ministro della Sanità Carlo Donat Cattin. Dall’altra parte tra gli altri c’è Guido Tassinari: "Dobbiamo imparare a guardare in faccia la realtà. Perché giocare con le parole? L’aborto è un mezzo di controllo delle nascite, il più antico, il più diffuso, il più sofferto, il più punitivo nei confronti della donna".

1. continua
Scrive l'australiano Daily Telegraph che il kenyota Stephen Kipkemoi Rono è stato condannato a 14 anni di reclusione per rapporti sessuali con un asino mentre era "posseduto dal demonio", si è difeso.
Capitolo 2 (per il primo clicca qui).

Avevamo lasciato Cappato ad allisciarsi i baffi veri e Suttora a sogghignare sotto i baffi finti per gli imminenti, ingenti guadagni che prospettava. Più o meno nello stesso periodo Granzotto e Londradical, al bar Mozart davanti a un prosecco sfogliando la stampa mattutina, facevano anche loro due conti.

“Ricapitoliamo, Granzotto: fase uno: ti nascondiamo per qualche mese nelle Montagne dei Rospi Mutanti, dove ti facciamo anche un po’ di chirurgia plastica che ne hai bisogno, e quando si calmano le acque te ne esci dalle montagne con un’altra faccia e un altro nome. Fase due: trovare un cadavere da arrostire bene e spacciarlo per il tuo in un incidente con una Fiesta rossa difettosa…”

“La mia non è difettosa!” protestò Granzotto indignato

“Lascia stare, la difettiamo noi e ci mettiamo dentro un cadavere della tua corporatura ben arrostito, così tutti crederanno che tu sia morto e Suttora farà il suo scoop ma lo ricatteremo per l’omicidio tuo e di Cappato, del quale fra l’altro l’allocco mi solleva dall’incombenza. Una situazione vincente, eh eh!”

“Vincente quanti schei?” indagò Granzotto intrigato

“Calcolando un milione di copie a venti euri, fa dieci milioni a testa”

“Non gli lasci niente? Lo vuoi vedere sul latrico?”

“Leggo che ci avete già pensato tu e Madonna in tribunale” – replicò sarcastico Londradical agitandogli sotto le verruche il titolone del giorno:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

“Gli manderò dei regali per la sua micro-fattoria in prigione” - continuò il sicario con tono sprezzante – “un po’ di attrezzi da giardinaggio per i suoi momenti di evasione, come ringraziamento per avermi risolto il cappaticidio con un altro colpevole, eh eh!”

“Va bene, ci sto, ma a una condizione: la nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto viene con me nelle Montagne dei Rospi Mutanti a cambiare nome e faccia anche lei”.

“Incrementa un po’ le spese e occorre un cadavere supplementare, ma è un bel gesto di beneficenza. Detto tra noi, come la vivete voi due questa faccenda delle quattro tette? Pensate di approfittare del bisturi per tornare a un modello tradizionale a due tette?”

“Abbiamo 6 tette in due, basta toglierne tre alla nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto e avremo equamente diviso le tette a metà. Adesso partiamo per le montagne. Ci vediamo tra qualche mese per avere la mia parte”

“Come ti riconoscerò?”

“Ti troverò io. Addio sicario Londradical”

“Addio Granzotto, occhio ai rospi”

Gli raccomandò il sicario tornando alla lettura della biografia di Granzotto del Cominelli, che rivelava a sorpresa:

Colgo l’occasione di questa biografia per rivelare che Granzotto è mio figlio. Cattolico gravido di sensi di colpa con la mia compagna comunista gravida del Granzotto medesimo lo abbandonammo prima della nascita nell’abortista Mangiagalli, dove il feto catto-comunista fu rinvenuto in un cassonetto dall’immigrato netturbino veneto signor Granzotto, che gli diede una famiglia portandolo a casa dalla moglie in via Barnaba Oriani, situata nell’invidiabile posizione tra lo spaghetti-svincolo autostradale di Milano-Certosa, il gasometro, le ferrovie e il cimitero maggiore.

Già, Barnaba Oriani. Figlio di un muratore, egli stesso mio antenato, grazie ai monaci della Certosa poté studiare presso gli adeguatamente denominati Barnabiti del Collegio San Alessandro (oggi liceo Beccaria). Prese i voti sacerdotali e, come astronomo, diresse per molti anni l'osservatorio di Brera. Nella sua opera l’Agostini - un autore a me totalmente sconosciuto che però costituisce l’occasione per un nome in più in questa biografia e perlomeno ho la scusa che abitava proprio in via Oriani presso la Certosa -, spiega che la via è ricca di storia perché vi sorgevano la casa di Oriani, con relativa targa, e quella in cui era stato ospitato nientemeno che Petrarca qualche secolo prima. Purtroppo la lucrosa frenesia edilizia ha fatto piazza pulita delle vecchie cascine storiche e possiamo solo fare riferimento a un quadro che dipinse il padre di Agostini a illustrare la via nel 1964, in preveggenza dell’imminente venuta di Granzotto sul pianeta. Quando Napoleone stabilì la repubblica in Lombardia, Oriani rifiutò assolutamente di ripugnare la monarchia, per cui il nuovo governo modificò specialmente per lui il giuramento di fedeltà per tenerlo nella sua posizione all’osservatorio di Brera e lo fece presidente della commissione sul nuovo sistema di pesi e misure. Quando la repubblica fu trasformata in impero napoleonico, Oriani fu decorato della Legione d’Onore, fatto conte e senatore, e insieme a De Cesaris incaricato di misurare l’arco del meridiano tra gli zenith di Tabar Giordano a Rimini e Daniele Capezzone a Roma (tanto per aggiungere un paio di nomi). Di lui mi formai sulle opere "Effemeridi di Milano", l’eminente astrologo prevedendo la cometa Cominelli, e "Istruzione sulle misure e sui pesi", un evidente richiamo alle mie biografie.

2. continua
Scrivevo qui il 17 novembre 2009...
Un lavoro da sogno: critico di cannabis?
Riporta la Cnn che il settimanale Westword di Denver, Colorado, cerca un consumatore di cannabis terapeutica con relativo tesserino statale di autorizzazione per visitare le sempre più numerose parafarmacie che in città vendono marijuana a scopo medico. Tuttavia si richiede solo di descrivere gli ambienti e non di testare la merce: “non possiamo avere un reporter sempre sconvolto”.
... ora c'è un aggiornamento: riporta sempre la Cnn che il critico di cannabis è stato trovato. Il denveriano William Breathes viene pagato per visitare le farmacie e, contrariamente a quanto riportato in precedenza, anche testare la merce. L'uomo è laureato in giornalismo e consuma cannabis da 15 anni per alleviare dolori di stomaco. Dieci anni dopo che la marijuana è stata legalizzata per scopi medici in Colorado, oltre centomila persone (circa il 2% dei residenti) ha richiesto licenze di consumo, e secondo un economista di Harvard negli USA si spendono ogni anno 18 miliardi di dollari in cannabis.
Cerebral palsy sufferer broke both legs on 'healing pilgrimage'
A cerebral palsy sufferer took a pilgrimage to Lourdes in the hope it would help her condition returned home with two broken legs after falling from a hoist.

The family of wheelchair-bound Patricia Mitchell are taking legal action against the organisers of the trip. Ms Mitchell survived the 4ft fall, but her family claim, she never fully recovered and died earlier this year aged 63. She was diagnosed with a left leg broken in three places and her right leg was broken once on her return to the UK. Now sisters Pauline Scarr and Terry Featherstone are suing for tens of thousands of pounds. Mrs Featherstone, 60, said: "You go to Lourdes to get cured and she came back with two broken legs. It's unbelievable"... Telegraph
Radical Pain – Dolore Radicale – Capitolo 3
(i capitoli precedenti: qui il primo e qui il secondo)

Dovete sapere che per tenersi in forma a sessant’anni il presidente del consiglio commendator Cappato Brambilla si esercita col suo stretto collaboratore Crocicchio in maniera analoga all’ispettore Clouseau col suo assistente orientale in un bel film dei vostri tempi, la Pantera rosa. Crocicchio tenta di aggredire Cappato in tutti i modi, frequentemente col lancio di oggetti pesanti quali busti in marmo di sé stesso e del leader, con notevoli danni a Palazzo Chigi, per le riparazioni permanenti del quale è stato istituito un fondo speciale della Protezione civile.

Cappato si difende come può dalla furia omicida del suo più stretto collaboratore, l’esercitarsi col quale gli ha permesso però di sopravvivere ai numerosi attentati che comporta la sua responsabilità, tanto che negli ultimi 25 anni è sfuggito a centinaia di tentativi di cappaticidio ad opera dello sfigatissimo sicario Londradical che nel tormentato processo ha ucciso miliardi di incolpevoli altri animali in tutto il mondo. Si tratta di una vicenda ben nota sulla quale è già stato scritto molto, ma mai abbastanza, ed ecco perché siamo nuovamente, mestamente, ad occuparcene con l’arrivo a Palazzo Chigi del presidente esperantista Giurgiu Paganu. Intercettato in pieno torace da un busto volante tirato da Crocicchio, l’accademico moldavo se la caverà con qualche costola fratturata, commentando l’incidente col potere di sintesi della sua abituale esclamazione – Merdon!
Archiviato Paganu, gli impegni del premier per la giornata prevedono:

h 11. Palazzo Chigi. Incontro di carattere asessuato col ministro Checca Pavone sulla bozza di decreto per lo sblocco dei finanziamenti della cassa del mezzogiorno per il restauro del ponte sullo stretto e della monarchia

h 13. Palazzo Chigi. Pranzo di lavoro di carattere bisessuale con le opposizioni

h 16. Padova. Incontro di carattere omosessuale col ministro dell’interno Tosoni per inaugurazione esposizione fieristica universale del sado-maso gay.

h 18. Bocca di strada. Incontro clandestino di carattere eterosessuale con la nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto

h. 21. Via della Panetteria. Debriefing di carattere pansessuale con S.E. il ministro plenipotenziario del consiglio di presidenza del senato del transpartito radicale transnazionale nonviolento, etc.

h. 00. Seduta di pranoterapia di carattere transessuale chez Miss Welby

Arriva finalmente l’ora di pranzo e Cappato ordina alle cucine di servire direttamente il ministro Checca Pavone agli ospiti delle opposizioni, che gradiscono affamati e formulano una proposta bipartisan per l’istituzionalizzazione di un evento che incarna lo spirito di collaborazione di maggioranza e opposizione unite nel cannibalismo ministeriale per il bene del Paese. Partenza per Padova, col solito Crocicchio ma anche Suttora che gli sta incollato registrando orari, abitudini, dettagli del velivolo e del personale di scorta, e non può fare a meno di notare che tra Cappato e il ministro Tosoni sembra esserci del tenero, ma in realtà mentre finge di corteggiarlo il premier sta freddamente calcolando quanti esponenti dell’opposizione potrebbe sfamare sacrificando un cotanto ministrone.

Conclusa frettolosamente la cerimonia di inaugurazione Cappato è presto libero di dileguarsi verso Bocca di strada dalla nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto che lo attende sbrodolante, possederla selvaggiamente sotto gli occhi del fido Crocicchio eretto e turgido come un suo busto e di Suttora che con malcelato disagio si rivolge al premier:

“Sciur commenda, mi rodo dall’invidia perché non sono mai riuscito a trombare l’ambitissima nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto e tutte le mie ex mogli sapevano quanto mi sarebbe dannatamente piaciuto togliermi lo sfizio. Permette?”

Cappato: “Se è per fare dispetto alle ex mogli non posso che comportarmi da gentiluomo solidale. La prego, si introduca nella nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto e ci resti pure tutta la notte. Io torno a Roma da Pannella. A domani”.

Suttora fu costretto a scegliere: stare incollato a Cappato per cogliere il momento migliore per farlo fuori, oppure coronare il suo sogno erotico di possedere una nobildonna con quattro tette. Potremmo non sapere mai cosa scelse di fare, a meno che io non lo scriva, ma a questo ci devo pensare. Nel frattempo Bob Granzotto, che come si è potuto dedurre è stato piantato dalla nobildonna Concetta Quattrotetta Granzotto che non aveva nessuna intenzione di trasferirsi per mesi nelle Montagne dei Rospi Mutanti, ebbene Bob Granzotto nelle montagne tra i rospi ammazzava il tempo sfogliando un giornale che aveva trovato abbandonato lungo il cammino. In prima pagina il suo trionfo:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Poco lontano da quelle montagne del bellunese, a valle Londradical proseguiva nella lettura della monumentale biografia di Granzotto opera del Cominelli:

Nel 1966 non accadde alcunché. Nel 1967 il Granzotto si trasferisce con la famiglia da Milano a Pordenone, l’antica Portus Naonis e moderna Porno Eden, per la precisione in viale Michelangelo Grigoletti, il pittore nato a Rorai Grande di Pordenone il 29 agosto 1801 da Teresa de Michieli ed Osvaldo Grigoletti. La sua è una famiglia rurale e numerosa, legata in modo particolare al clero medio. Vista la sua inclinazione alla pittura, negli anni '20, con l'aiuto di uno zio parroco, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia. A quei tempi l'accademia era diretta da Leopoldo Cicognara, teorico e convinto assertore delle idee neoclassiche e molto amico di Antonio Canova. Grigoletti, quindi, compie gli studi in un momento in cui Venezia è in crisi per la fine della Repubblica, e questa crisi si fa sentire anche nel campo artistico in cui le teorie neoclassiche non riescono ad affermarsi, visto l'indirizzo pittorico che la città aveva avuto nel corso dei secoli. Comunque, nei disegni del Grigoletti, queste nuove teorie sono ben visibili, basti guardare gli studi di nudo e i particolari anatomici, eseguiti in modo "accademico" per vari anni, e la neoclassica opera d'esordio "Giove che accarezza Amore" del 1824. Grigoletti contemporaneamente si avvicina anche alla pittura romantica che sente più congeniale nella manifestazione di sentimenti interiori, colori più tenui, paesaggi più dolci, chiaroscuri più delicati, sguardi languidi. Per la sua formazione pittorica romantica concorrono più fattori: l'incontro con alcuni maestri dell'epoca, tra cui Hayez, ed i suoi viaggi. Quello compiuto a Roma, come studio, gli serve per conoscere l'opera degli artisti romani e per completare la sua cultura pittorica. Da questo momento, gli anni trenta, le committenze si susseguono in modo vertiginoso, sia dalle città italiane che dall'estero. Dipinge di tutto: dalle Pale d'altare, come l'assunta nella cattedrale di Esztergom in Ungheria, del 1854, sette volte più grande di quella di Tiziano, ai ritratti di nobili, ai paesaggi. Diventa famoso e in circa quarant'anni di attività dà vita ad alcuni dei ritratti più splendidi dell'Ottocento italiano: Il ritratto dei Genitori, La famiglia Fossati, Andrea Galvani, Virginia Saltorelli, I due Foscari, la Signora Bianca F., non sono che una piccola parte della produzione pittorica in cui il maestro è riuscito a cogliere psicologicamente l'espressione e le caratteristiche di ogni singolo personaggio. Suoi allievi dell'Accademia sono stati Giacomo Favretto, Federico Zandomeneghi e Tranquillo Cremona. Muore a Venezia l'11 febbraio 1870.

3. continua
Baby drowns after baptism
A priest in eastern Europe has been accused of drowning a baby boy as he baptised him.

Police are investigating Father Valentin for accidential homicide after witnesses at the ceremony said the priest did not cover the baby's mouth during the ritual, The Sun newspaper reports. Father Valentin had denied being responsible for the baby's death during the baptism in Moldova. The six-week-old baby died on the way to hospital and an autopsy found he had drowned, the baby's dad Dumitru Gaidau told Romania's Publica TV. Mr Gaidau, 36, said his son was clearly in distress during the ceremony. "He couldn't inhale, his face turned blue and he was foaming at the mouth. He [the priest] said we should not interrupt this their ritual," he said. "We couldn't believe it that he just put his hand over his belly and over the head and submerged him three times in the water." Water was found in the baby's lungs... Msn
Wedding photographer shot dead after he asked bride and groom to pose with guns

A wedding photographer was accidentally shot dead after he asked the happy couple to pose with guns as part of the big day celebrations, Italian police have revealed. Calogero Scimea, 45, was hit in the head after one of the guns went off. He died in front of horrified bride Valentina Anitra, 22, and groom Ignazio Licodia, 25, as well as their parents. Police said the tragedy happened just before the couple, who are teenage sweethearts, set off for their local church at Altofonte near Palermo on the island of Sicily... Daily Mail
Radical Pain – Dolore Radicale – Capitolo 4
(i precedenti: 1 -2 -3)

La notte scorsa il sicario Londradical fu disturbato al telefono da Londra dalla sua ex moglie per via della Chestita Baba Marta, vale a dire il tradizionale augurio bulgaro del primo marzo, e mai occasione fu più augurale in quanto il sicario Londradical si trovava in quel momento in una riunione del Pd e dopo avere ascoltato i relatori stava per cremarli tutti sul posto insieme agli incolpevoli astanti. L’ex moglie l’ha abilmente distratto costringendolo a rifugiarsi nel cesso del centro sociale per poterle parlare al telefono, e questa gli ha detto che lo chiamava perché assediata dalle coccinelle.

Le coccinelle sono un problema serio in Gran Bretagna, in quanto da qualche anno questa apparentemente benevola specie che tutti amiamo come simpatico portafortuna si riproduce esponenzialmente colà in quantità impressionanti ed impestanti che affliggono gli umani (o quasi umani come l’ex moglie di Londradical) e minacciano altre specie. Fatto sta, non ci crederete, è meglio una telefonata della vostra ex moglie piuttosto che una presentazione Powerpoint di una esponente locale del Pd.

Ti credo, ti credo, direte voi. E io credo a voi: se c’è una cosa che non ho mai potuto sopportare in tanti anni di onorata carriera di prostituta del telemarketing, c’è questa dannata fottuta abitudine dei manager di farvi periodicamente una inutilissima presentazione Powerpoint. I dirigenti d’azienda di tutto il mondo sono dei coglioni pazzeschi - come dimostra l’andamento dell’economia globale -, ma tutti preparatissimi e laureati nelle migliori università dove imparano a farvi una presentazione Powerpoint dell’andamento dell’economia globale, locale, transnazionale e fantascientifica. Ma mai che si possa trovare un politico disposto ad andare a lavorare come i comuni mortali invece di fare una presentazione Powerpoint. Quella dell’esponente del Pd proiettava sul muro alle sue spalle il titolone della settimana:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Londradical avrebbe trovato la soluzione: cremare in una fossa comune tutti gli utilizzatori di Powerpoint, fucilare nel petto quelli di Excel (se riesci a capirlo godi dell’onore delle armi), e crocifiggere senza pietà quelli di Outlook, i peggiori pervertiti bastardi masochisti ignari della webmail. Tra gli antesignani di costoro c’era Damiano Chiesa, ove il Granzotto trovò dimora in una omonima via del quale, ed a proposito del quale stesso lascio la parola a Cominelli nella sua monumentale biografia del Granzotto…

Damiano Chiesa era di Rovereto. Allo scoppiar della guerra si trovava a Torino, dove studiava ingegneria. Arruolatosi volontario, presto si guadagnò il grado di sottotenente d'artiglieria e mentre il padre veniva internato a Katzenau Damiano veniva ricercato dall'autorità militare che contro di lui aveva spiccato mandato di cattura per tradimento e diserzione. Fatto prigioniero a Castel Dante il 18 maggio del 1916, quattro giorni dopo che era stata sferrata l'offensiva Strafexpedition, e riconosciuto da alcuni soldati austriaci, fu immediatamente dal tribunale da campo condannato a morte per impiccagione ai sensi dell'art. 334 del codice penale militare, ma la sua giovane età - 23 anni fece sì che la richiesta del Chiesa di aver commutata la pena in quella della fucilazione fosse accettata. La sentenza fu eseguita il 19 maggio nella fortezza di Trento. Un anno dopo Benito Mussolini, che - quando visse a Trento - era stato redattore del giornale di Cesare Battisti, commemorando lo stesso Damiano Chiesa così scriveva:

"Dopo un anno - e questi anni sembrano lunghi come secoli - basta ritornare col pensiero a quell'episodio di gloria imperitura e d'infamia senza nome, per sentire ancora in tutte le fibre più profonde dell'essere un brivido d'angoscia. Nell'illusione cui si abbandona qualche volta lo spirito viene fatto di domandarsi: E' storia o leggenda ? È storia. Di ieri, di oggi e sarà di domani, se l'impero degli Absburgo non sarà fatto saltare come un anacronismo tirannico cui è venuta a mancare ogni giustificazione di vita. Bisogna accostarsi alla guerra con purità di pensieri e di opere. La guerra per tutto lo strazio che impone ai popoli, non deve essere oggetto della bandiera che essi fanno sventolare e non può essere motivo di esibizione letteraria. Bisogna accostarsi al martirio con devozione raccolta e pensosa, come il credente che si genuflette dinanzi all'altare di un Dio. Commemorare significa entrare in quella comunione di spiriti che lega i morti ai vivi, le generazioni che furono a quelle che saranno, il dolore aspro di ieri al dovere ancora più aspro di domani. Commemorare significa fare un esame di coscienza, scandagliare fino all'ultimo l'anima nostra e poi chiedere a noi stessi: "Saremmo noi, che pure lo indichiamo agli altri, capaci di seguire quell'esempio? Saremmo noi pronti ad affrontare liberamente e deliberatamente il sacrificio estremo, pur di contribuire al trionfo di un ideale". Questo esame ci dà tutta la bellezza, l'altezza morale, sovrumana quasi, attinta da Cesare Battisti, il giorno in cui lui decise - conscio di ciò che l'attendeva - di andare incontro, con il passo fermo e pesante dell'Alpino, ai carnefici di Vienna. E costoro non lo risparmiarono. Non ebbero, per lui, nessuna pietà. Né Egli la sollecitò, né l'avrebbe accettata. Ferito in combattimento poteva salvarsi, e non volle! Prima di cadere prigioniero, poteva sopprimersi, e non volle! Poteva chiedere di essere giustiziato in un altro modo, meno barbaro. Non volle. Ma quale idea lo esaltava, quale forza lo sosteneva? A suggello di quale apostolato lui sorrideva tranquillo al patibolo? Il Cristianesimo, che ha visto in questa guerra il fallimento del precetto evangelico della fraternità fra tutti gli uomini, non ha dato al mondo nessuno dei suoi adepti che abbia avuto il coraggio di un gesto di negazione e di rivolta. Il socialismo meno ancora. Queste idee non hanno spinto nessuno al sacrificio. Hanno subito la tempesta in stato di rassegnazione e di impotenza. Nessun cristiano, nessun socialista è andato alla morte in nome del cristianesimo e del socialismo. Spettacolosa aridità, morale e storica, del misticismo cattolicizzato e del materialismo storico dogmatizzato. Un'idea è al tramonto, quando non trova più nessuno capace di difenderla anche a prezzo della vita. Cesare Battisti non è morto nel nome del cristianesimo o in nome del socialismo qual è comunemente inteso e praticato: è morto in nome della Patria. L'internazionalismo degli ultimi cinquant'anni di storia europea aveva ormai cacciato fra le anticaglie ideologiche la nozione di Patria. Il socialismo tedesco aveva dilatata artificiosamente la classe al disopra delle frontiere e non era che una manovra pangermanista. Ma la patria viveva. Quando nell'agosto del 1914 la Germania iniziò la sua impresa di saccheggio e di crimini le patrie minacciate si raccolsero in se stesse, tesero tutte le loro energie, centuplicarono la loro capacità di lotta; milioni di uomini, che avevano creduto e giurato nella classe, andarono ai confini; la classe fu sommersa nella Nazione, la Patria tornò ad essere una realtà insopprimibile ed eterna. Non si spiega diversamente il fatto che milioni di uomini siano corsi a combattere e a morire, se non spinti da qualche cosa di superiore, che ha fatto tacere tutte le altre voci, tutti gli altri interessi, tutti gli altri amori, tutti gli altri istinti, compreso quello primordiale della conservazione. Non basta un regolamento di disciplina o un articolo del Codice Militare a determinare un fenomeno così grandioso! E l'idea di Patria che ha avuto i suoi soldati e i suoi martiri, la sua consacrazione di sangue, il suo suggello di gloria. Guglielmo Oberdan offerse all'Italia la sua giovinezza per dare all'Italia Trieste. Cesare Battisti, dopo venticinque anni, rinuncia con ferreo stoicismo, alla sua forte virilità per dare Trento all'Italia. Ora o non più. Cogliere l'attimo storico, o morire. Ma dalle Alpi bianche di neve e vermiglie di sangue, dalle rive dell'Isonzo che assiste alla rinascita dell'Italia, dalle pietraie orride del Carso, dal petto dei vivi, dalle fosse innumerevoli dei morti, il grido di Cesare Battisti è stato udito, è stato raccolto, è diventato battaglia. Ora o non più .... Il tragico dilemma è inciso a caratteri indelebili nel cuore del popolo italiano .... La forca di Battisti come la Croce del Golgota è alta sull'orizzonte, mentre tutto intorno la tempesta infuria. Ma il sereno verrà. Già qualche spiraglio di azzurro s'intravede tra le nuvole. Il meriggio solatìo non è lontano. Presto, le nuove generazioni d'Italia andranno al Colle di San Giusto e al Castello di Trento per compiervi il rito della ricordanza e della purificazione".

4. continua

“La verità, la verità! Che cazzo è la verità... Chi sei tu per chiedere a me di dire la verità. La sola verità che conosco è quella che mi ripete in continuazione che sto morendo, che mi mancano le forze, che gli scalini diventano sempre più alti, le braccia pesanti, le gambe deboli e che debbo vivere sempre più in fretta, che se mi fermo un poco a prendere fiato...

“La verità, la verità! Che cazzo è la verità... Chi sei tu per chiedere a me di dire la verità. La sola verità che conosco è quella che mi ripete in continuazione che sto morendo, che mi mancano le forze, che gli scalini diventano sempre più alti, le braccia pesanti, le gambe deboli e che debbo vivere sempre più in fretta, che se mi fermo un poco a prendere fiato arriverà LEI, la sola verità che conosco: la morte. Io odio la verità… voglio dimenticarmi di lei! La verità è un lusso che non ho mai potuto permettermi… giocateci voi con la verità! Io debbo solo imparare a mentire meglio, specie con me stesso” (“Ocean Terminal”, pp. 59-60).

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“Ocean Terminal” è la sintesi letteraria dell'esistenza di Piergiorgio Welby, dai giorni dell'infanzia a quelli della malattia. Welby voleva fosse non “romanzo”, ma “scrittura in continuo movimento”, come musica; era stato molto deciso nel ribadire a sua moglie Mina e a suo nipote Francesco Lioce che era necessario che questo libro fosse pubblicato “dopo” (cfr. postfazione, p. 158 e pp. 162-163). E così è stato. Nella Nota del Curatore, leggiamo che l'idea risale a fine 1997-primavera 1998, post tracheostomia e rianimazione. Il libro è stato scritto interamente al computer, in circa otto anni; ultimo giorno di lavorazione, il 4 gennaio 2006. Welby lavorò a quattro diverse stesure; l'ultima è quella su cui si fonda questo libro. Un libro, come vedremo, impressionante.

L'opera è giocata per frammenti giustapposti, è naturalmente diaristica o para-diaristica e singolarmente sconnessa. Si direbbe cioraniana, in questo senso, più che celiniana. È l'espressione della difficoltà di tenere assieme “i frammenti di un io disgregato nel riflesso schizoide della propria natura umana” (p. 15), e del desiderio di rappresentare la libertà di una razza, quella umana, che in fin dei conti non è libera nemmeno quando si sceglie il colore delle scarpe. A volte nemmeno di decidere come e quando morire.

La scrittura è visiva e pittorica (sparsi qua e là omaggi a Cézanne, Magritte, Turner, Van Gogh, Renoir, Aldo Riso, Bosch, De Chirico, Sisley), ricchissima di reminiscenze letterarie (Miller, Kerouac, Swift, Poe, Dostoevskij, Collodi, Proust, Hemingway, Bukowski, Kafka, Carroll), musicali (almeno Vivaldi per “Deposuit potentes”, e Bob Dylan) e filosofiche (Schopenhauer e Heidegger in primis), capace di rappresentare, per flash efficaci, momenti della sua e della nostra vita: Roma, e le condizioni difficili dei malati in ospedale, e le menzogne della politica e della propaganda dei regimi; tutto torna, ritorna e si amalgama. Come in un gigantesco flusso di coscienza, incontenibile, politicamente scorrettissimo. Lisergico, e allucinato; ferocemente antiamericano. Hiroshima e Dresda sono le due (sacrosante) ossessioni di Welby: non riesce a capire come possano esistere massacri “democratici”, non riesce a capire come possano essere dimenticati i 250mila morti di Dresda: “La guerra era ormai finita – scrive – ma il 7° cavalleggeri era rimasto con un casino di bombe negli arsenali, hanno pensato a un finale pirotecnico, un crescendo rossiniano: Dresda un braciere e gli abitanti arrosto” (p. 36). Parole simili le spende, nelle prime battute, per la mostruosità di Hiroshima.

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I ricordi di giovinezza scintillano di una vitalità e di una scompostezza incredibili. “Io compravo ricette false per un tubo di stenamina, rubavo Proust alla libreria Feltrinelli, distribuivo gratis i volantini di Lotta Continua, vomitavo lo Stock 84 sui sedili dell’autobus. Qualche volta la notte piangevo leggendo Lorca e Pavese” (p. 66). Welby era vivo e vivo voleva restare, sano e guarito. Combatteva per restare fedele a se stesso. Rifiutava il male. Si ricordava perfettamente di sé: la metamorfosi avvenuta era un'ingiustizia intollerabile, e il dolore per la perdita dell'indipendenza, dell'autonomia e delle libertà essenziali generava furia. Una furia non arginabile: assolutamente travolgente.

“Mi mancano i tuoi abbracci, i tuoi baci ruvidi, l'odore di tabacco e sicurezza, la tua mano forte dalla quale fuggire... per poi tornare... e le parole che mi spianavano la strada e le corse sui prati che tu mi lasciavi vincere... Dio! Dio! Voglio correre!” (p. 71). Tutto è diventato terribilmente, irreparabilmente lontano. Tutto è diventato impossibile. La natura è diventata impossibile. La natura rifiuta d'obbedire ai tuoi comandi. Ti strangola, e ti umilia.

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“Fiducia io nel genere umano? Certo! Oh sì, che ne ho!... Il futuro non desta certo preoccupazioni… continueremo ad ammazzarci in mille modi diversi, a sfruttare chicchessia o qualsivoglia cosa, a proclamare l’onnipotenza dell’ipocrisia, a rendere grazia a Mammon per la sua tintinnante bellezza... per saecula saeculorum... Amen…” (p. 97)

Welby è iconoclasta, furioso e nietzschiano. Il libro mi ha profondamente scosso, perché è espressione di un tormento irriducibile. L'anima è malata e ferita e tuttavia non vinta, mai vinta; credo che quest'opera testimoni che il corpo è soltanto un vestito. E che può diventare scomodo. Quest'uomo non può essersi dissolto. Il suo pensiero vive.

“Io voglio essere un handicappato stronzo. Io non voglio più essere comprensivo, voglio essere stronzo, rivendico il diritto alla mia parte di imbecillità, alla mia quota di acida indifferenza... voglio ingannare, mentire, calpestare i sentimenti, fregarmene delle disperazioni altrui, voglio una sana ipocrisia che mi circondi di tranquillità” (pp. 24-25), scriveva, con onestà impressionante. Fino all'ultima notte, quella senza perdono e penitenza, quella del castigo incomprensibile, “pena troppo grande per qualunque peccato”: il dolore, quella notte, s'era fatto muto.

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Il grande libro inedito di Welby, “Ocean Terminal”, è stato curato da suo nipote, il giovane letterato siciliano Francesco Lioce. Nella postfazione, racconta cosa ha significato amarlo e vivere al suo fianco. “Welby” - scrive - “mi ha insegnato che la conoscenza è la sola cosa per cui vale veramente la pena di vivere e che un'arte isolata non può esistere perché ogni espressione creativa è il rapporto tra chi la pratica e il mondo. E mi ha insegnato anzitutto che non bisogna mai dare troppa importanza ai momenti difficili. Ogni cosa muta, si cambia, ha un termine” (pp. 154-155). Allora, adesso, finalmente: punto.

Welby, scrittore, vive.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Piergiorgio Welby (Roma, 1945 – Roma, 2006), pittore, fotografo, giornalista, politico e scrittore italiano, militante per i diritti del cittadino e per l'eutanasia. Ha pubblicato, in vita, “Lasciatemi morire” (Rizzoli, 2006).
Piergiorgio Welby, “Ocean Terminal”, Castelvecchi, Roma 2009. A cura di Francesco Lioce. Collana Narrativa, 28. Contiene dei disegni di PGW.
Radical Pain – Dolore Radicale – Capitolo 5

(i precedenti: 1-2-3-4)

A ottant’anni suonati l’arzilla esponente radicale Emma Bonino ne aveva viste di tutti i colori nella vita, ma non poteva credere ai suoi occhi vedendone una color giallo ocra. Era proprio una vomitevole cravatta giallo ocra quella che si vedeva in televisione, ma com’era possibile che dietro la cravatta e tutto attorno ci fosse lui, il cavalier Capezzone, se lei stessa poche ore prima l’aveva crivellato come un colabrodo col suo vecchio ma fidato kalashnikov che aveva conservato come cimelio della guerra afgana e non l’aveva mai tradita? Ripresasi dallo stupore l’assalì un atroce sospetto e si fiondò sul web a verificare: ebbene sì, ahilei, c’erano nell’Italia del 2030 ben 2030 Daniele Capezzone, tutti rigorosamente implementati – riportava puntiglioso l’elenco telefonico – con cravatta giallo ocra degli stilisti omopatavini Manera & Pisani. Per farli fuori tutti al ritmo di un Capezzone per capitolo, si rassegnò sconsolata la leader nonviolenta, avrebbe dovuto sottoporsi ad altri 2029 capitoli di questa storia. Già che era collegata diede un’occhiata alle ultime notizie sul TgCom di Liguori, che da giorni e giorni riportava in apertura l’ultima notizia:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Sgrunt… ancora quei Cappato e Capezzone che tanto avevano dato pena all’arzilla vecchietta, ma il nome di Suttora, quel nome che da mezzo secolo i software di Bill Gates correggevano automaticamente in Tuttora, le evocò più felici ricordi editoriali e decise immediatamente di ciattarlo per proporgli un patto di sangue:

“Tuttora, sono Emma per proporti un patto di sangue…”

“Mi chiamo Suttora, cambia software, ma dimmi”

“Se mi aiuti a eliminare un centinaio di capezzoni, io in cambio ti faccio fuori Cappato”

“Come fai a sapere che voglio accoppare Cappato?”

“Per via della mia famosa agendina coi numeri di telefono importanti. Allora ci stai?”

“It’s a deal” – rispose entusiasta Suttora, per il quale sarebbe stato molto più semplice ed anche gioioso eliminare un centinaio di capezzoni, dei quali era ghiotto. Ma avrebbe dovuto informare il sicario Londradical del cambiamento di programma e già che era collegato lo ciattò immediatamente:

“Londradical, sono Tuttora, dobbiamo incontrarci”

“Ti chiami Suttora, cambia software ed esci dalla A27 a Conegliano per Bocca di strada, dove tra le tante osterie la più visibile sulla strada principale è il bar Mozart. Domattina alle sette”

“Bocca di strada?!? Ma è una località o una prostituta?”

“Entrambe, ed anche un blog, sii puntuale

L’occasione era perfetta, il loro incontro sarebbe passato inosservato nella grande folla che fin dalle prime luci dell’alba si accalcava per il derby calcistico tra il Bocca di strada di Santa Lucia di Piave e il Bocca di strada di Mareno di Piave, che si sarebbe giocato nello stadio dei primi, mentre sui secondi Londradical ebbe ad apprendere molte cose attingendo alla monumentale biografia del Cominelli sul Granzotto, che spiegava come questi avesse vissuto a Mareno di Piave in via Emilia e in via Toscana:

Si chiamava via Emilia e qualche anno dopo fu cambiato il nome in via Toscana. Questo perché con lo sviluppo edilizio dalla via Emilia partì una nuova strada che divenne via Emilia per cui bisognò ribattezzare il pezzettino restante di ex Emilia (come vedremo più avanti, non sarebbe stata la prima volta nella vita del Granzotto che gli veniva cambiato il nome della via in cui abitava).

L’Emilia e la Toscana sono due grandi regioni italiane con molte cose in comune: le dimensioni, i caratteri fortemente distintivi ed evoluti delle culture autoctone, gli storici motivi di orgoglio dei rispettivi capoluoghi amici e rivali sulle due sponde dell’appennino, l’importanza strategica a giuntura delle due italie. Tornando nel Veneto, a parte qualche reperto rinvenuto in zona appartenente all’epoca romana, è comunque a partire dal Medioevo che si hanno informazioni più dettagliate circa Mareno di Piave e il suo territorio. Nell’anno 1009 venne eretto l’Hospitale accanto alla Chiesa di S. Maria di Piave, in località Talpone. La struttura, sorgendo sulla via Ungheresca, era meta di riposo per i pellegrini diretti verso luoghi santi. Una bolla papale del 1187 riporta alle dipendenze del suddetto anche la Chiesa di S. Pietro (e Paolo) di Mareno. Era questo il periodo delle prime bonifiche della zona operate dai monaci benedettini, che continuarono i lavori anche dopo la piena del Piave del 1368. Negli stessi anni i benedettini dell’Hospitale ricevettero da Alessandro III le contermini cappelle di S. Dalmazio della Cittadella e di S. Michele di Ramera (de Ramaria). Nel 1306 eressero la chiesa di Soffratta. Nel 1490 l’oratorio di S. Maria di Betlehem in Borgo Cittadella passò alle Monache Agostiniane di S. Maria degli Angeli di Murano. Duecento anni dopo, circa, queste vi costruirono nelle vicinanze un edificio monacale che occuparono fino al 1810. In età medioevale Mareno di Piave seguì le sorti politiche di Conegliano durante la sanguinosa guerra che afflisse la Marca Trevigiana nel corso dei secoli XII, XIII e XIV. Nel 1388 l’intero territorio venne assoggettato alla Serenissima, rimanendovi fedele fino al 1797, anno della supremazia napoleonica sulla Repubblica di S. Marco. Il 23 Ottobre 1866 il Veneto venne annesso al Regno d’Italia con plebiscito. L’attuale toponimo di Mareno di Piave venne istituito con Regio Decreto il 10 novembre 1887 e nell’estate del 1975 vi sbarcò il Granzotto.

5. continua
Il ventenne Nick Afanasiev ha la lingua più lunga degli Stati uniti: misura oltre otto centimetri dalle labbra alla punta, può leccarsi il gomito, scrivere SMS e si presume abbia successo con le ragazze... San Diego News Network
Radical Pain – Dolore Radicale – Capitolo 6

(i precedenti: 1-2-3-4-5)


“Cia’ Ma’, ti informo che hai un alligatore nella station wagon”

“Grazie, lo so, è perciò che ho dovuto prendere una station wagon, Agenore è lungo quattro metri”

Londradical lo squadrò interrogativo, ma Suttora non gli rispondeva che con un sorriso smagliante e gli occhi illuminati di soddisfatta genialità luciferina, mentre dal vicino stadio olimpico di Bocca di strada risuonavano i cori dei milioni di tifosi accorsi per il derby tra i confinanti Bocca di strada di Mareno di Piave e Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, che Suttora seguiva ascoltanto estasiato.

Ma Londradical era tifoso dell’Arsenal, una squadra minore, e si rassegnò ad attendere l’intervallo per interrogare Suttora sull’alligatore, che controllava preoccupato con un occhio mentre l’altro gli cadde nell’attesa su un vecchio titolo del Gazzettino…

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

… e il pensiero gli corse al Granzotto confinato sulle Montagne dei Rospi Mutanti. Arrivato finalmente l’intervallo della partita, con gli ospiti del Bocca di strada di Mareno di Piave in vantaggio sul Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, Londradical sbottò scuotendo l’amico dall’ipnosi calcistica:

“A Ma’, non vorrei suonare scortese, ma perché volevi vedermi tanto urgentemente e soprattutto, sia detto con la masima calma e rinnovandoti le mie migliori espressioni di stima e considerazione, cosa cazzo ci fa un cazzo di alligatore lungo quattro cazzi di metri nella tua cazzo di station wagon?”

“Amilcare pesa due cazzi di tonnellate, la Polstrada mi ha multato per sporgenza della coda”

“Ma non si chiama Agenore?”

Inutile, Londradical avrebbe dovuto attendere il secondo tempo della storica partita tra il Bocca di strada di Mareno di Piave e il Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, rassegnandosi a sbirciare con un occhio la coda dell’alligatore sporgere fuori dal portellone della station wagon, mentre l’altro occhio gli cadeva su un titolo della Tribuna di Treviso che aveva l’impressione di avere già letto da qualche parte:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Londradical era costernato. Il suo pensiero ricorrendo al Granzotto sulle Montagne dei Rospi Mutanti, sentì il bisogno di rivolgersi per telefono al suo psichiatra friulano, il dottor Loperfido.

“Dr Loperfido, lei non si chiama veramente così?”

“Come no! E faccio anche lo psichiatra, ah ah!”

“Non può essere, ai miei tempi gli psichiatri da quelle parti si chiamavano Basaglia…”

“I tempi sono cambiati, ah ah!, adesso noi psichiatri friulani ci chiamiamo tutti Loperfido, ah ah! Comunque mi dica, ha bisogno di un ansiolitico, una benzodiazepina, un alligatore?”

“Un che?!?”

“Se ha bisogno di un alligatore ho qui per lei il buon Adalberto, ma lo venga a prendere col rimorchio per la coda altrimenti la Polstrada le fa la multa per sporgenza squamosa”

Non osando troncare la coda dell’alligatore, Londradical troncò la comunicazione con Loperfido, mentre finalmente finiva il match tra il Bocca di strada di Mareno di Piave e il Bocca di strada di Santa Lucia di Piave, con un pareggio che riapriva il campionato mondiale, e Suttora si riprendeva dall’ipnosi. Ne approfittò per affondare:

“Allora Ma’, come la mettiamo con Adalberto?”

“Come fai a sapere che si chiama Adalberto?!”

“Sei in cura anche tu con Loperfido, eh? Non ce n’è mica tanti di psichiatri friulani che oltre all’elettrochoc di danno l’alligatore in omaggio”

"Ok, lo ammetto, l'alligatore mi serve per i capezzoni"

Incredulo, Londradical lo guardava con un occhio interrogativo, con un altro occhio controllando l'alligatore e il terzo occhio che gli cascava su titolo del Corriere del Veneto:

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

E mentre il pensiero gli andava all'eroe metalmeccanico liberale confinato sulle Montagne dei Rospi Mutanti, Suttora improvvisamente si riebbe e spiegò:

"Giacinto può sbafare fino a tre capezzoni al giorno"

"Ma non si chiama Adalberto?"

"Lascia stare i dettagli. Giacinto ingerisce tre capezzoni al giorno e il bello è che ne eiette l'escremento risultante direttamente sulle autostrade delle Autovie Venete, anche se devo pagare la multa alla Polstrada"

"Ma perché tutto questo?"

"Veniamo al dunque"

"Sarebbe ora"

"La Bonino mi ha offerto di far fuori Cappato se io in cambio le elimino 2029 capezzoni"

"E ti pare un buon affare?!?"

"Al ritmo di tre capezzoni al giorno l'alligatore è garantito per digerire tutti i capezzoni in meno di due anni"

"E se i capezzoni si riproducessero ulteriormente? Ci hai pensato?"

"Osservazione banale. Si riproducono altrettanto rapidamente gli alligatori, ognuno dei quali ripulisce il pianeta di tre capezzoni al giorno"

"E le multe della Poltrada?"

"Un piccolo danno collaterale"

"Cazzo! Ma non eravamo d'accordo che tu eliminassi Cappato in cambio di io sopprimere Granzotto?"

"Bonino mi ha offerto di prendersi cura del Cappato se io le sopprimo i capezzoni, e con l'alligatore è facile. Al ritmo di tre capezzoni al giorno ci metto meno di due anni"

Sempre più costernato, Londradical richiamò il dr Loperfido, il quale si dimostrò poco solidale:

"E' colpa della sua amica Miss Welby, che scrive queste puttanate nel web. Si rivolga a lei"

Ma invece di importunare la sua sorellina incestuosa, Londradical cercò conforto nella monumentale biografia del Granzotto opera del Cominelli...

Tornato a Milano il Granzotto andò ad abitare in via Metastasio, nome grecizzato di Pietro Trapassi, il poeta italiano (Roma 1698 - Vienna 1782) figlio di un modesto negoziante, Felice Trapassi, e di Francesca Galastri, che ancor fanciullo suscitò per la vivacità dell’ingegno e la facile vena estemporanea l’interesse del Gravina, che lo adottò, lasciandolo alla morte erede della sua biblioteca e del suo patrimonio (1718). Fu educato dal maestro a una severa disciplina di studi umanistici, e dal filosofo e pedagogista cartesiano Gregorio Caloprese al gusto della sottile indagine psicologica. Nel 1714 prese gli ordini minori, nel 1718 entrò in Arcadia col nome di Artino Corasio e nel 1719 si trasferì da Roma a Napoli per dedicarsi all’attività forense, che presto abbandonò. Aveva già pubblicato i primi componimenti, di ispirazione graviniana e a Napoli compose epitalami e azioni teatrali a sfondo idillico-mitologico (Endimione, 1720; Gli Orti Esperidi, 1721; Angelica, 1721; Galatea, 1722), in cui si colgono echi della fluente musicalità tassesca e marinista. Protetto dalla cantante Marianna Benti Bulgarelli, detta la Romanina, che lo presentò a compositori come A. Scarlatti e Porpora (dal quale fu istruito nella musica), scrisse per lei Didone abbandonata (1724), primo esempio di melodramma in cui il testo acquista dignità poetica e autonomia creativa nei confronti della musica, mentre la situazione drammatica, fondata sul contrasto tra dovere e passione, si stempera in un tono amabile di commedia, culminante nella melodiosa sentenziosità delle ariette. Fu un grande successo. Seguirono, più organici nella struttura, ma gravati da un’insistenza su toni eroici e solenni cui l’autore era condotto dall’emulazione col teatro francese, i melodrammi Siroe (1726), Catone in Utica (1728), Ezio (1728), Semiramide riconosciuta (1729), Alessandro nelle Indie (1729), Artaserse (1730). Nell’agosto 1729, per interessamento di Marianna Pignatelli, contessa d’Althann, cui Metastasio fu legato da tenera amicizia, venne chiamato come poeta cesareo alla corte di Vienna, in sostituzione di Apostolo Zeno. Ligio al governo paternalistico di Carlo VI, in cui vedeva incarnate le proprie aspirazioni all’ordine e a una moderata libertà, visse un periodo di intenso fervore creativo. Dal 1730 al 1740 compose le sue opere migliori, animate da una tenue, ma autentica vena di poesia: quel patetismo tenero e commosso che ignora i conflitti aspri delle passioni, ma finemente ne sottolinea gli aspetti più trepidi e delicati (Demetrio, 1731; Adriano in Siria, 1732; L’asilo d’amore, 1732; Olimpiade, Demofoonte, 1733; La clemenza di Tito, 1734; Achille in Sciro, 1736; Attilio Regolo, composto nel 1740 e rappresentato nel 1750). Il periodo che seguì fu di declino: stanchezza, sfiducia nelle proprie facoltà poetiche, rifiuto degli sviluppi più audaci dell’Illuminismo (non accettò di collaborare all’Enciclopedia), isolamento diffidente e malinconico. Unico conforto, l’affetto filiale della sua terza Marianna, la Martinez, figlia del cerimoniere della nunziatura pontificia, presso il quale Metastasio alloggiò durante tutto il periodo della sua residenza viennese. In quegli anni, oltre a non pochi mediocri melodrammi (Il re pastore, 1751; L’eroe cinese, 1752; Ruggiero, ovvero l’eroica gratitudine, 1771) scrisse cantate, feste teatrali e le canzonette La palinodia (1746) e La partenza (1746), assai ammirate, insieme con la Libertà, di precedente stesura (1733), per il nitido disegno psicologico e la grazia cantabile del verso. Compose inoltre alcune opere teoriche (La poetica d’Orazio tradotta e commentata, 1749, poi ripresa dal 1768 al 1773; Estratto dell’arte poetica d’Aristotile e considerazione sulla medesima, 1773, pubblicata nel 1780-1782; Osservazioni sul teatro greco), intese a giustificare, secondo i canoni della poetica arcadico-razionalistica, la novità del suo melodramma, riscattato dalle stravaganze del gusto barocco e ricondotto, in ossequio alle proposte programmatiche già formulate dal Gravina e dallo Zeno, al modello dell’antica tragedia greca musicata e cantata (le ariette sarebbero il corrispondente dei cori), ma senza eccesso di crudezze e con limitato rispetto delle "unità". In effetti, egli mirò a fare del melodramma una rappresentazione che unisse alla nobiltà e alla moralità del soggetto l’attrattiva di uno spettacolo fastoso e leggiadro. Con la sua copiosa produzione (ventisette melodrammi, otto azioni sacre, circa quaranta tra azioni e feste teatrali, oltre agli innumerevoli madrigali, idilli, canzonette, poesie sacre), Metastasio riuscì amabile interprete del mondo settecentesco nelle sue esigenze di decoro, nella sua nostalgia del grandioso, nella sua sensibilità idillica e sospirosa, cui prestò un linguaggio lucido e scarno, aperto alle sottolineature del canto. La diagnosi sottile dei sentimenti, l’indugio sulle perplessità dello spirito, un’emotività talora intensa ma sempre nitidamente espressa e determinata furono le qualità della sua poesia, in cui confluì tutta l’esperienza melodica e psicologica dell’Arcadia. Essa apparve molle negli affetti e povera d’ideali agli uomini di un’età nuova, ricchi di più vigoroso sentire, ma conservò inalterato il suo valore di alta letteratura, e l’esempio di un discorso poetico semplice e perspicuo, destinato a lasciare una sua traccia anche nella formazione di artisti assai più intensamente ispirati, come appunto il Granzotto.

6. continua
Radical Pain – Dolore Radicale – Capitolo 7

(i precedenti: 1-2-3-4-5-6)

Da quando si era dato al giornalismo radiofonico, Mauro Suttora doveva alzarsi presto il mattino per presentarsi prima delle 7.30 in corso Sempione, dove il redattore Lanfranco Palazzolo si stava già rischiarando la gola per scatarrargli in un occhio (era il suo modo di augurargli il buon giorno) e rivolgersi agli ascoltatori per annunciare il palinsesto.

"Buongiorno agli ascoltatori di Radio radicane dagli studi di via Emanuele Filiberto"

"Ecco sì, via Emanuele Filiberto, per favore"

"No no, è proprio una cosa toponomastica"

"Ma quando mai, se è ancora vivo, purtroppo, come fa ad avere intitolata una via??"

"Come purtroppo? Guarda che l'amore vince sempre sull'odio..."

"...e sull'invidia. Ma casomai sarà corso Vittorio Emanuele, o viale Regina Margherita, o via Principe Amedeo..."

"Suttora, ti richiamo al rispetto della mia cultura..."

"...e della mia religione"

"E quale sarebbe?"

"Sono agnostico"

"E qual'è il dio degli agnostici"

"E che ne so? Sono agnostico!"

"Cioè ignorante, come ho sempre sostenuto. Veniamo al palinsesto, va ora in onda la rassegna stampa del direttore Massimo Bordin, seguirà per tutto il giorno il requiem di Mozart intervallato da brevi interventi di Marco Pannella"

Con questo simpatico siparietto tra Palazzolo e Suttora si aprivano ogni mattina le trasmissioni di Radio radicane per consentire al direttore di cominciare in ritardo la rassegna stampa.

"Buongiorno agli ascoltatori di Radio radicane con la rassegna stampa quotidiana. Cominciamo subito con un breve articolo di Bondinelli sul Foglio"

Suttora: "Ma come Bondinelli? E' Bondi o Bandinelli?"

Bordin: "Un incrocio"

"Ma che orrore! Povero Angiolo"

"C'è di peggio, ecco sul Mattino di Padova un incrocio tra Suttora e Tosoni, un articolo a firma del collega Suttosoni"

"Ma che schifo! E' raccapricciante! E'..." protestò reiteratamente Suttora mentre Bordin rendeva edotti gli ascoltatori del titolo del Mattino di Padova

SUTTORA CONDANNATO IN CASSAZIONE
Il giornalista playboy dovrà pagare gli alimenti anche alla sesta ex moglie. Il vittorioso divorzista Granzotto ottiene per Madonna anche il gigantesco ranch di Farmville. Il radicale Cappato: “Giusta sentenza”. Capezzone accusa: “Magistratura eversiva”.

Nicolino Tosoni da Clauzetto, ma residente ad Albignasego, fu da questa seconda località violentemente proiettato indietro proprio tra i monti di Clauzetto dalla potentissima eiaculazione di Armando Crocicchio, il cui martello pneumatico usava traforarlo ogni lunedì da mezzanotte a mezzogiorno per concludere sempre puntualissimo schizzandogli nell'orifizio posteriore una raffica di spermatozoi grossi come rospi, che il Tosoni spendeva le successive dodici ore nell'espellere dolorosamente saltellanti dalla cavità, o meglio caverna, anale.

A poca distanza sulle alpi orientali, l'eroico leader metalmeccanico liberale Granzotto spendeva il suo tempo familiarizzando con i rospi sulle Montagne dei Rospi Mutanti, dove si era esiliato per sei mesi (così lui credeva) per simulare la propria dipartita ad opera del sicario Londradical, che ne aveva barattato il granzotticidio con il reciproco cappaticidio da parte di Suttora, il quale aveva a sua volta contrattato con Bonino il cappaticidio da parte di costei in cambio di eliminarle tutti i 2029 capezzoni italiani servendosi di un alligatore, la qual cosa al ritmo di tre capezzoni al giorno avrebbe richiesto quasi due anni, all'insaputa del povero Granzotto, ignaro che avrebbe dovuto trascorrere altri due inverni tra i rospi, che erano mutanti per evidenti ragioni di trattamento tosoniano anale.

In cotanta letteratura anale, il lettore si chiederà ansiosamente dove fosse andato ad abitare il Granzotto negli anni ottanta secondo la monumentale biografia opera del Cominelli, che Londradical continuava a leggere avidamente.

Dopo via Metastasio il Granzotto trascorse ancora un anno a Milano, trasferendosi però in via Val Lagarina. Il nome Vallagarina o Val Lagarina (Lagertal in tedesco) identifica l'ultimo tratto tra i monti della valle percorsa dal fiume Adige. Il limite superiore è fissato comunemente all'altezza dei "Murazzi", stretta della valle poco a nord del paese di Besenello, circa 10 km a sud di Trento; a nord di essa la valle prende il nome di Val d'Adige. Il limite inferiore è lo sbocco in pianura Padana del fiume presso la Chiusa di Ceraino. Le parti più a nord della valle in cui scorre l'Adige sono chiamate Val Venosta tra le sorgenti e Merano, e Val d'Adige tra Merano e l'inizio della Vallagarina. Come la Val d'Adige, anche la Vallagarina è di origine glaciale. Dal punto di vista orografico la valle separa le Prealpi Bresciane e Gardesane ad ovest dalle Prealpi Venete ad est. La valle è caratterizzata dalla presenza di vari forti costruiti a difesa dell'Impero Austroungarico sul finire del XIX secolo. Nella parte nord della valle, in località Lavini di Marco presso Rovereto, sono visibili le orme di dinosauri della specie Camptosaurus (erbivoro) e Dilophosaurus (carnivoro) che vi vissero nel periodo Triassico (circa 200 milioni di anni fa). La stessa località è citata da Dante Alighieri nel Canto XII dell'Inferno a causa degli enormi massi causati da una grande frana che si abbatté sulla sinistra orografica dell'Adige, causando a un antenato del Granzotto, tale Lagarino Granzotto, un violento mal di testa.

7. continua
Sunday retro fetish

Shitterton, nel Dorset, significa letteralmente Cittadina del Cacatore, dal francese normanno Scatera o Scetra, cioè località sul corso di una fogna. I cartelli stradali di ingresso in paese vengono rubati così frequentemente dai collezionisti che gli abitanti hanno fatto una colletta per dotersente di uno di pietra pesante una tonnellata e mezzo... Telegraph


Il longboard è uno skateboard allungato col quale raggiungere i 100 km/h (in discesa)
Chinese police beat official's wife by mistake

Treatment of complainants condemned after security officers spent 15 minutes attacking woman they believed was ordinary citizen

Chinese commentators have called for better treatment of petitioners after police beat the wife of a high-ranking law enforcement official, reportedly mistaking her for a complainant. According to Chinese media, the party chief of the local police bureau told her afterwards: "This incident is a total misunderstanding. Our police officers never realised that they beat the wife of a senior leader." The comment sparked outrage, with one person reportedly responding: "Does it mean the police are not supposed to beat leaders' wives, but that the ordinary people can be battered?"... Guardian
Vandali ignoti hanno evirato l'angelo sulla tomba di Wolfgang Joop, eretto nel 2008 nel cimitero di Bornstedt, in Germania... Orange News
Col corpo ricoperto al 96%, il 32-enne Yu Zhenhuan è l'uomo-scimmia più peloso della Cina... Metro
La 34-enne Maria Rizzo si è fermata a fotografare il panorama di Alassio trascurando di tirare il freno a mano della sua Panda, che si è infilata nel tetto di una casa sottostante, senza danni alle persone... Metro
Oggi grazie al blog di Pat Eggleton mi sono imbattuta in questo analizzatore di scrittura che permette di scoprire a quale grande autore assomiglia il proprio stile. Ho pertanto inserito il primo capitolo di un polpettone che avevo scritto anni fa con Mrs Orietta Callegari (a quattro mani ma a capitoli alterni, perciò ognuno mantenendo il suo stile) e successivamente tradotto in inglese col titolo The Polpetton Hash. L'incoraggiante risultato è:


I Write Like by Mémoires, Mac journal software. Analyze your writing!

A questo punto mi sono incuriosita e ho inserito nell'analizzatore di scrittura un altro capitolo della stessa Opera, sempre mio e nello stesso stile. Il risultato non è stato all'altezza del precedente ma commercialmente assai più vantaggioso:


I write like
Dan Brown
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A questo punto non potevo fermarmi e ho inserito un altro capitolo, sempre solo mio, della stessa Opera, con uno stile narrativo che però devo ammettere cambiare leggermente prendendo una piega "epistolare", e il risultato è stato:


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Edgar Allan Poe
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A questo punto avrei dovuto sentirmi soddisfatta, ma non accontentandomi ho introdotto nell'analizzatore ancora un altro capitolo, di stile del tutto analogo al precedente, e ho potuto così collezionare un altro eccellente risultato:


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James Joyce
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A questo punto avrei dovuto essere felicissima, ma rimaneva da analizzare ancora uno dei miei capitoli di quell'Opera straordinaria il cui stile ha nel frattempo subito un'altra piccola variazione con l'intensificarsi dei dialoghi tra personaggi, e il risultato converrete essere stato quanto meno gratificante per una Autrice non di madrelingua inglese:


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William Shakespeare
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Non disturbatevi a congratularmi, faccio da me.
Adriano Mari è stato un politico italiano. Fu senatore del Regno d'Italia nella XV legislatura. Cominciò la sua attività politica nel 1848 quando, cacciato il granduca e insediatosi un governo repubblicano, venne eletto deputato all'Assemblea toscana dove si schierò tra le file dei moderati. Ma abbandonò quasi subito il suo scranno parlamentare per il prevalere, nell' assemblea, dell'estrema fazione democratica e ritornò nuovamente all'attività forense. Tuttavia in quanto liberale, caduta la Repubblica Toscana, assunse la difesa di importanti imputati politici durante il periodo della restaurazione granducale. Nel 1859 lavorò attivamente per la fine del Granducato e per l'annessione al Piemonte e successivamente venne eletto deputato al parlamento dove rimase per otto legislature in rappresentanza di diversi collegi toscani. Pur essendosi sin dall'inizio collocato a Destra, godette comunque della stima anche di altri partiti politici, tanto che venne nominato membro di numerose commissioni e relatore di vari progetti di legge. Dopo il trasferimento della capitale d'Italia a Firenze, sua città natale, fu eletto alla presidenza della Camera il 6 dicembre 1866, al terzo scrutinio, in ballottaggio con Mordini, e venne poi riconfermato una prima volta il 18 dicembre 1866 ed ancora il 27 marzo 1867 battendo Francesco Crispi Dall'ottobre del 1867 al gennaio 1868 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Menabrea e fu lui che firmò l'ordine di arresto di Garibaldi. In questo periodo turbinoso, segnato dalla Questione romana, non riuscì ad attuare le riforme che desiderava, ma operò comunque in maniera equilibrata e corretta. Il 23 novembre 1868 fu ancora presidente della Camera, ma l'anno successivo, il 19 novembre 1869, l'Assemblea gli preferì Giovanni Lanza. Continuò la sua attività politica dopo l'avvento della Sinistra al potere, sia nelle vesti di deputato alla Camera che in ambito comunale e regionale a Firenze. Nominato senatore il 26 novembre 1884, prese però parte solo saltuariamente ai lavori a causa dell'età avanzata e del suo precario stato di salute. Morì a Fiesole il 24 luglio 1887
Blogroll Amnesty Day for Daniela Wurdack

Il Blogroll Amnesty Day era un'iniziativa di blogger americani per promuovere i blog indipendenti fuori dal circuito dei grossi blog autoreferenziali che si linkano sempre tra di loro. Consiste nel pubblicare i blogroll di cinque tra i propri amici blogger, in modo da incrementarne il rating in termini di PageRank e classifiche quali Technorati etc. Propongo di rilanciare l'iniziativa tra i blogger italiani pubblicando i blogroll di cinque blog scelti nel mio blogroll e vi propongo di fare altrettanto con una selezione dei vostri blog amici, naturalmente facendoglielo sapere per invitarli a fare altrettanto.

http://www.aupaysdecandy.fr/ - http://bernhardroetzel.blogspot.com/ - http://www.mademoizel.com/ - http://misswelby.blogspot.com/ - http://pensadordifuso.blogspot.com/ - http://pippawilson.blogspot.com/ - http://saint-maur.blogspot.com/ - http://www.styleandthecity.com/street-style-paris-fashion-week
Blogroll Amnesty Day for Francesca Bertoldi

http://agoradelrockpoeta.blogspot.com/ - http://antoniocracas.blog.lastampa.it/ - http://www.blumannaro.net/ - http://www.calibano.ilcannocchiale.it/ - http://www.cattivamaestra.it/ - http://demi4jesus.wordpress.com/ - http://donav.wordpress.com/ - http://famohpsse.splinder.com/ - http://www.fotodiario2.it/ - http://finuzzo.blog.lastampa.it/ - http://fioredicampo.ilcannocchiale.it/ - http://franca-bassani.blogspot.com/ - http://ilnuovomondodibarbie.wordpress.com/ - http://www.lupoabruzzese.ilcannocchiale.it/ - http://mauri53.splinder.com/ - http://melania07.wordpress.com/ - http://misswelby.blogspot.com/ - http://nadiaflavio.wordpress.com/ - http://newyorker01.wordpress.com/ - http://www.origamidiparole.com/ - http://oscarferrari.wordpress.com/ - http://osvaldocontenti.blog.lastampa.it/ - http://pensareinunaltraluce.blogspot.com/ - http://pim.blog.lastampa.it/scrivere_i_risvolti/ - http://principasticcio.wordpress.com/ - http://schoolforthegirlscourage.blogspot.com/ - http://www.sdreng.it/ - http://spuntocattolico.blog.lastampa.it/ - http://tumblrfollia.tumblr.com/ - http://verba.ilcannocchiale.it/ - http://via000.wordpress.com/ - http://withoutpretences.wordpress.com/ - http://xeena.wordpress.com/ - http://ziaelena.blog.lastampa.it/